In un sondaggio condotto da Maria Papaleontiou dell’Università del Michigan è emerso che, nel tentativo di rassicurare i pazienti, preoccupati dopo la diagnosi di cancro alla tiroide, la metà dei medici ha affermato che si trattava di un cancro “buono”.
I 448 medici intervistati hanno dichiarato di aver usato la terminologia “cancro buono” in riferimento al carcinoma tiroideo, per la sua prognosi positiva, pensando che i pazienti si sarebbero sentiti più “fortunati”. Hanno anche pensato che avrebbe aiutato il paziente ad affrontare meglio le preoccupazioni legate al cancro e a sentirsi rassicurato dalla propria prognosi.
Tutto nasce dal fatto che la sopravvivenza è molto elevata (oltre il 98 per cento a 5 anni dalla diagnosi) e in generale è una condizione relativamente poco comune (rappresenta l’1-2% di tutti i tumori, almeno in Italia).
Il segno più comune del tumore della tiroide è un nodulo isolato all’interno della ghiandola, che si sente con le dita se si tocca il collo in corrispondenza dell’organo. Si stima che solo il 5-10 per cento dei noduli tiroidei sia effettivamente un tumore maligno.
Sintomi
Nei primi stadi, di solito, il tumore alla tiroide è asintomatico (non presenta cioè alcun sintomo), tuttavia negli stadi avanzati possono comparire i sintomi seguenti:
- gonfiore nella parte anteriore della gola,
- raucedine o voce diversa dal normale,
- gonfiore dei linfonodi del collo,
- problemi respiratori o di deglutizione,
- mal di gola o male al collo che non guariscono.
Nella maggior parte dei casi questi sintomi possono essere causati da un’infezione, se però dovessero permanere per due o tre settimane è opportuno rivolgersi al proprio medico.
Tornando allo studio americano la Papaleontiou ha però esortato i dottori a riconoscere che l’uso della frase “cancro buono”, anche se usato con le migliori intenzioni può effettivamente causare più danni che benefici. Può causare confusione o senso di colpa al paziente e, in definitiva, può essere controproducente.
“I pazienti che hanno un tumore alla tiroide, almeno nella pratica clinica, menzionano che a volte si sono sentiti invalidati chiamandolo “cancro benigno”. È davvero più pertinente educare i pazienti ai termini correlati ai rischi effettivi di prognosi e recidiva per il carcinoma tiroideo differenziato. Sappiamo anche che la percezione del rischio varia tra i diversi gruppi di pazienti e può anche essere influenzata da cose come il carico di sintomi o il supporto sociale“, ha detto la Papaleontiou.
Fonti:
https://www.endocrine.org/-/media/endocrine/files/endo2020/abstracts/papaleontiou-abstract.pdf
https://www.farmacoecura.it/tumore/tumore-alla-tiroide-sintomi-cura/