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Vaccini anticancro: il futuro è adesso

Gli anni d’oro nella lotta al cancro

Questo decennio promette di essere decisivo nella lotta al cancro perché molti laboratori di ricerca stanno investendo ingenti risorse umane, tecnologiche e finanziarie per la produzione di vaccini contro i tumori. Si ipotizza infatti che, entro il 2030, possano essere disponibili dei vaccini contro molti tipi di cancro e anche contro malattie cardiovascolari, autoimmuni e patologie rare. Dai primi risultati scientifici sembra in effetti che le sperimentazioni in tal senso stiano dando i risultati sperati.

Prova ne è il fatto che l’Ente regolatore del farmaco negli Stati Uniti, l’FDA, ha concesso la procedura di revisione accelerata per un vaccino oncologico in base ai risultati clinici ottenuti contro il melanoma, il più temibile tumore della pelle. Secondo i primi dati forniti dalle maggiori compagnie biotecnologiche, dati che andranno ovviamente confermati da ulteriori approfondite prove scientifiche attentamente valutate anche dall’EMA europea e dall’AIFA italiana, sembra proprio che questo decennio ‘20-‘30 possa generare una rivoluzione, in parte già in atto, nella lotta contro il cancro. Immunoterapia, terapia genica CART-T e vaccini sono termini destinati a diventare, quindi, familiari nel trattamento della seconda causa di morte nel mondo occidentale.

Ma vediamo come funzionano questi vaccini

In primo luogo una biopsia compiuta sulle cellule neoplastiche potrà permettere di identificare le specifiche mutazioni genetiche del DNA tumorale, mutazioni inesistenti nelle cellule sane del tessuto circostante. A questo punto, un algoritmo gestito dall’Intelligenza Artificiale svelerà le vere cause responsabili della crescita del tumore e le parti suscettibili di innesco della risposta immunitaria. Verrà quindi creata una molecola di mRNA, ingegnerizzata in laboratori ultraspecialistici, con le istruzioni molecolari necessarie per produrre le specifiche proteine antigeniche che daranno origine a una potente risposta immunitaria protettiva. L’mRNA, una volta iniettato, verrà infatti utilizzato dall’organismo per produrre parti di proteine identiche a quelle presenti nelle cellule maligne. Incontrando, queste ultime, i nostri globuli bianchi, completamente attivati, le distruggeranno.

Questi vaccini saranno certamente molto efficaci e salveranno molte centinaia di migliaia di vite umane. Sarà interessante inoltre comprendere gli effetti di tale tecnologia per risolvere anche le patologie cardiache e polmonari. La stessa metodica proteggerà infatti, con un’unica iniezione, i pazienti vulnerabili a più malattie gravi quali ischemie, infezioni respiratorie, influenza e virus polmonare sinciziale.

La competizione mondiale tra aziende biotecnologiche e laboratori di ricerca

Sono numerose le aziende biotecnologiche che si stanno muovendo nel mondo delle terapie a mRNA tra le quali la tedesca BioNTech e le statunitensi Moderna e Pfizer. E nel panorama dei vaccini e delle terapie geniche, l’Italia, che non brilla certamente per investimenti in ricerca, in questo caso recita un ruolo di primissimo piano.

Infatti nel Laboratorio di Immunoregolazione “Armenise – Harvard” dell’Italian Institute for Genomic Medicine che ha sede all’interno dell’IRCCS Oncologico di Candiolo, alle porte di Torino diretto dal prof. Alberto Bardelli, si sta sviluppando, in partnership con la Biotech italo-svizzera Nouscom, un vaccino contro il cancro del colon capace di reagire, a distanza di anni, anche ad eventuali recidive della malattia.

Nel 2024 partirà la sperimentazione sull’uomo del vaccino terapeutico contro il melanoma messo a punto dall’Humanitas di Rozzano al quale seguirà a ruota quello contro il sarcoma.

Infine, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha da poco annunciato gli ottimi risultati clinici della prima terapia effettuata con cellule “Car-T”, efficaci nella cura del neuroblastoma, il tumore solido extracranico più frequente in età pediatrica. Un altro tassello di quella rivoluzione scientifica che si sta compiendo sotto i nostri occhi e nei nostri ospedali, destinata a sortire risultati inimmaginabili anche fino a pochi anni fa!

Un paziente, un vaccino: parola agli esperti dell’oncologia in Italia

Prof. Matteo Bassetti – Direttore Clinica delle Malattie Infettive – Policlinico San Martino di Genova

“Premesso che i vaccini anticancro usano la tecnologia a mRNA, in generale un vaccino ha lo scopo di prevenire anticipatamente una infezione che normalmente è di origine batterica o virale; qui invece si tratta di far produrre anticorpi, da parte dei nostri globuli bianchi, contro le nostre cellule che si sono trasformate da sane a tumorali. In che modo si potranno ottenere questi formidabili vaccini? Innanzitutto mediante una biopsia tissutale si potrà capire qual è la tipologia di tumore con cui si ha a che fare e quali sono le mutazioni presenti nel suo DNA; a quel punto si metteranno tutti i dati in un algoritmo specifico e uscirà fuori una specie di foto segnaletica che verrà inserita nell’mRNA, il quale verrà iniettato nei pazienti. Essi in questo modo si difenderanno dalle cellule tumorali presenti nel loro organismo mediante la produzione naturale di propri anticorpi. Tutto ciò è una grandissima conquista della medicina oncologica che avrà così modo di curare, in modo sempre più individualizzato e preciso, il tumore di ogni singolo paziente. Le terapie oggi più in uso, come ad esempio la chemioterapia, ha infatti dei difetti: da una parte colpisce le cellule tumorali ma dall’altra elimina spesso anche le cellule sane, e questo è il motivo per cui questi farmaci possiedono una certa qual tossicità con, non indifferenti, effetti collaterali. Noi, coi vaccini anticancro, avremo degli anticorpi prodotti specificamente dal nostro stesso sistema immunitario, i quali andranno a riconoscere, tramite i messaggi portati dall’mRNA, soltanto le cellule tumorali. E quindi sarà un vaccino terapeutico, curativo, e non solo preventivo. D’altra parte, per evitare di ammalarsi di cancro c’è innanzitutto la prevenzione primaria e cioè mangiare sano, fare la giusta attività fisica, dormire almeno 8 ore al giorno, non fumare e sottoporsi periodicamente agli screening proposti dal Sistema Sanitario Nazionale (ad esempio la mammografia per il seno e la ricerca del sangue occulto fecale per il colon-retto). Le prospettive sono che entro il 2030 si possano avere questi vaccini anticancro con funzione terapeutica.  Nel momento in cui la tecnologia a mRNA verrà perfezionata, essa potrà essere poi adattata per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari (infarto e ictus), quelle autoimmunitarie e alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. È chiaro che si sta aprendo una nuova frontiera all’interno della Scienza moderna, con la speranza che la Ricerca possa fornire risultati certi in tempi rapidi, in quanto abbiamo tutti bisogno di nuovi sistemi diagnostici e nuove cure per queste malattie che affliggono l’umanità.”

 Prof. Silvio Garattini – Oncologo, farmacologo e ricercatore. Presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano

 “ La notizia di una cura vaccinale anticancro pronta per il 2030, riportata dal quotidiano inglese The Guardian, è sicuramente una buona notizia perché vuol dire che c’è un forte interesse a trasferire ciò che abbiamo imparato sui vaccini a mRNA, per debellare le patologie influenzali, anche in altri campi scientifici, cosa che era attesa ma non automatica. In effetti le prime ricerche eseguite decenni di anni fa sui vaccini a mRNA avevano come settore d’indagine proprio quello oncologico. Bisogna però dire che, in questi casi, la cautela è sempre importante in quanto la Medicina procede per passi graduali e non per salti improvvisi. Le conoscenze attuali infatti ci indicano che la soluzione del problema cancro non sarà legata ad un solo vaccino ma ad un insieme di vaccini in quanto i tumori sono molto diversificati tra di loro sia come organi d’origine che come mutazioni genetiche interne alle cellule. La soluzione dell’enigma cancro sarà, diceva già 70 anni fa lo scopritore del DNA, Francis Crick, analogo al passaggio dal sistema eliocentrico a quello geocentrico, un cambiamento cioè di paradigma, rivoluzionario dal punto di vista non solo  scientifico bensì, più ampiamente, culturale. Un altro aspetto da considerare attentamente sarà la necessità che i meccanismi d’azione vaccinali possano andare a colpire tutte le cellule della massa tumorale, non solo quelle più esterne e neanche solo quelle più sensibili agli anticorpi clonali prodotti dalle nostre cellule di difesa. Inoltre, lasciatemi dire, devo spezzare una lancia a favore della prevenzione nei confronti delle patologie più gravi, che siano indifferentemente acute o croniche. Più del 50% dei tumori si è visto che statisticamente sarebbero evitabili con una prevenzione seria e costante sui propri stili di vita e sulle diagnosi precoci da mettere in atto, sia individualmente che come comunità sociale. E quindi se, purtroppo, muoiono in Italia per tumore 180.000 persone all’anno, di queste ben 90.000 potrebbero non ammalarsi o avere un tempo di vita maggiore. Il mio sogno, spero condiviso da tanti, è che da noi la ricerca tornasse ad essere un’attività fondamentale dello Stato, soprattutto a beneficio dell’uomo e per gli altri esseri viventi, i quali devono cercare di starci a lungo e bene in questo mondo che è, fino a prova (scientifica) contraria, il migliore tra tutti quelli possibili!“

Prof.ssa Adriana Albini – Direttrice del Laboratorio di Biologia Vascolare e Angiogenesi dell’IRCCS MultiMedica di Sesto S. Giovanni e Docente di Patologia generale all’Università di Milano – Bicocca

“L’immunoterapia oncologica è sicuramente una delle rivoluzioni scientifiche più importanti degli ultimi anni. In Italia c’è una forte tradizione di ricerca in questo settore, infatti negli ultimi 30 anni si sono trovati numerose modalità di stimolare il nostro sistema immunitario nei confronti delle masse tumorali. Il risvolto più interessante è che ciò ha dato vita a tantissimi studi clinici sulla cosiddetta inibizione del checkpoint immunitario. In parole molto semplici è come se la cellula tumorale si trovasse su un treno e avesse un biglietto truccato da passeggero normale mentre invece noi sappiamo che non lo è, ma il sistema immunitario-controllore non se ne accorge perché la cellula trasformata presenta questo biglietto “fasullo” talmente ben mascherato a un gruppo di proteine “corrotte” del checkpoint immunitario che, purtroppo, non la attaccano. Quindi le scoperte, che hanno portato anche al premio Nobel, hanno fatto sì che si potesse strappare, diciamo così, questo biglietto falso  permettendo così al controllore, in metafora, di far scendere la cellula tumorale dal treno e di attaccarla tramite il sistema immunitario che adesso la riconosce in modo diretto e sicuro. Quindi, quando questo falso documento viene rimosso, il sistema immunitario capisce che si tratta di una cellula tumorale e può colpirla eliminandola. Su questa inibizione del checkpoint non solo è stato assegnato un premio Nobel allo scienziato Allison, che l’ha studiata e chiarita nei dettagli, ma si sono sviluppati centinaia di studi clinici per molti diversi tipi di tumore; prima il melanoma poi il tumore al polmone quindi alcune specie di tumore del colon. Tutto questo è stata una vera e propria rivoluzione scientifica!

Oggigiorno la terapia oncologica sta diventando multidisciplinare nel senso che quando i malati di tumore entrano in Centri come gli IRCCS o le Università collegate con i Dipartimenti di oncologia, c’è un team di scienziati competenti che si riunisce tutte le settimane per discutere i casi clinici e cioè il chirurgo, il radioterapista, l’oncologo, il farmacologo e adesso anche il genetista e il biologo molecolare. Questo perché noi sappiamo che, con le tecniche di sequenziamento del DNA, siamo in grado di avere una “fotografia molecolaremolto precisa di ogni tumore e delle cellule che lo formano. Infatti il tumore sviluppa tutta una serie di mutazioni di alcuni geni che sono importanti per la sua duplicazione e che acquisiscono delle nuove funzioni patologiche; questa tecnica della NGS (Next Generation Sequencing) ha fatto passi da gigante diventando una tecnica molto veloce e accurata permettendo di andare a riconoscere le alterazioni fini e specifiche delle neoplasie, e i suoi geni caratteristici mutati i quali possono diventare bersagli di farmaci o anticorpi altamente specifici contro di essi. Questo è quindi un altro strumento di indagine molto importante a disposizione dell’èquipe di clinici oncologi.

Per quanto riguarda i vaccini anticancro alcuni già ci sono e sono di tipo preventivo nel senso che non consentono ad un cancro specifico di formarsi. Dobbiamo qui ricordare quello contro il  papillomavirus che andrebbe ricevuto in età fertile per prevenire nelle donne il tumore della cervice uterina, in modo da poterlo debellare completamente, nel giro di alcuni anni, dalla faccia della Terra come è successo col virus del vaiolo negli anni ’70-‘80. Oppure i vaccini anticancro di tipo terapeutico basati sull’RNAmessaggero, quell’acido nucleico che trasferisce le informazioni dal DNA racchiuso nel nucleo ai ribosomi citoplasmatici per sintetizzare le proteine di cui si ha bisogno. In breve, il vaccino tradizionale, preventivo, riproduce parti di un virus “inattivo” in laboratorio e poi le inietta nel corpo per far sviluppare gli anticorpi monoclonali. Il vaccino a mRNA, invece, istruisce direttamente il corpo a produrre parti del virus e a sviluppare la risposta immunitaria terapeutica. Questo metodo è molto più veloce ed economico rispetto a quello ottenuto “in laboratorio”. La cosa molto interessante è che non sarà prodotto in serie ma personalizzato sul singolo paziente. Per ogni vaccino sarà prelevato infatti un piccolissimo campione del tumore dal paziente esaminato. Le aziende biotecnologiche utilizzeranno la tecnologia mRNA per istruire le cellule immunitarie ad aggredire ed annientare le parti cancerogene mutate. Il cancro verosimilmente non potrà svilupparsi e sarà eliminato, invece, al suo primo apparire. Immaginiamoci quindi, in un futuro non troppo lontano, un vaccino personalizzato contro il cancro per ognuno di noi!”

 Prof. Cesare Gridelli – Direttore Dipartimento di Oncoematologia – Ospedale Moscati, Avellino

“La tecnologia dei vaccini a mRNA ha iniziato a muovere i primi passi già 50 anni fa con la ricerca sui recettori delle cellule tumorali che andavano a bloccare i linfociti T killer dell’ospite, cioè della persona ammalata. Con la scoperta degli inibitori molecolari dei checkpoint immunitari, in particolare nei tumori della pelle e del polmone, si è implementata la tecnologia a mRNA per la ricerca di un vaccino anticancro. Due cose in particolare mi preme sottolineare. La prima: cosa fanno i vaccini? Potenziano la risposta immunitaria dell’organismo, in particolare quando vi è l’associazione del vaccino anticancro coi farmaci inibitori immunoterapici indicati sopra. La seconda è che il vaccino anticancro è personalizzato in quanto viene “costruito” mediante un mRNA contenente i marcatori tumorali antigenici propri del paziente e quindi con la produzione diretta dei suoi anticorpi specifici contro le sue cellule tumorali. Il vaccino anticancro, in associazione coi farmaci immunoterapici, è stato valutato in un trial di fase 1-2 comprendente casi di tumore al polmone, seno, colon-retto, pancreas e pelle. In uno studio randomizzato eseguito recentemente a New York, su un centinaio di casi di melanoma in stadio avanzato, si è vista una riduzione, a 2 anni, delle recidive nel 44% dei pazienti a cui è stato somministrato, oltre al chemioterapico pembrolizumab, anche il vaccino anticancro a mRNA personalizzato. Ora si dovrà procedere con studi di fase 3-4, multicentrici randomizzati con placebo e in doppio cieco.

Sottolineo inoltre l’importanza dell’adesione agli screening proposti dal SSN (seno, colon-retto e polmone) su tutto il territorio nazionale e in particolare nelle regioni del Meridione, e quindi la necessità della diagnosi precoce in campo oncologico. Ultimo, gli stili di vita: non fumare, non fare uso di droghe, alimentarsi in modo sano ed equilibrato (molta frutta e verdura, pochi grassi di origine animale, poco sale e niente alcool) e svolgere attività fisica e intellettuale (utile per la circolazione sanguigna e il buon funzionamento del sistema nervoso) tutti i giorni. Sono regole semplici ma importantissime da seguire in modo preciso e costante. Insomma, riconoscere il tumore e guardarlo in faccia, affrontandolo senza paura, è il primo modo per vincerlo!”

 Prof. Francesco La Foche – Direttore Day hospital di Immunoinfettivologia – Policlinico Umberto I, Roma

“La sperimentazione dei vaccini a RNA messaggero è stata attuata da circa un ventennio ed è stata studiata per dare un messaggio alla cellula affinchè producesse quello che a noi serve come terapia farmacologica  contro il cancro. Questo messaggio molecolare viene inoltrato nel citoplasma della cellula, non nel nucleo, e così vengono immediatamente sintetizzate le proteine codificate nell’RNA messaggero. Il sistema immunitario è in questo modo l’immagine speculare dell’universo in quanto possiamo immaginarlo come un esercito multiforme che è possibile far muovere a proprio piacimento per consentirgli di intervenire laddove c’è una patologia oncologica, mediante messaggeri che inviamo dall’esterno con una semplice iniezione e quindi senza bisogno di farmaci sintetici. In questo modo si comunica al cancro di autoeliminarsi. Ricordo anche che noi abbiamo già vaccini anticancro in commercio come quello contro il papillomavirus che potrebbe colpire la cervice uterina, fornito gratuitamente dal SSN alle donne in età fertile, e quello contro il virus dell’epatite B somministrato ai pazienti a rischio di sviluppare una neoplasia al fegato.”

Prof. Alberto Mantovani – Direttore scientifico dell’ Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, Milano

“I vaccini contro il cancro sono trattamenti capaci di risvegliare le difese dell’organismo contro la malattia in corso, già sperimentati per la cura di diversi tipi di tumore. Il principio è fondamentalmente lo stesso alla base dei vaccini usati contro le malattie infettive: “addestrare” cioè il sistema immunitario a riconoscere le molecole (antigeni) che si trovano prevalentemente sulla superficie delle cellule tumorali, eliminando queste ultime. Lo si può fare, tra gli altri, con:

  • Vaccini a cellule intere: prevedono di iniettare nel paziente cellule tumorali prelevate durante l’intervento chirurgico con cui è stato asportato il tumore (cellule autologhe) o provenienti da un altro paziente (cellule allogeniche). Tali cellule possono essere iniettate dopo che sono state uccise e modificate in laboratorio.
  • Vaccini ad antigeni: sono costituiti da uno o più antigeni tipici di un determinato tumore e sono così capaci di stimolare una risposta immunitaria contro di essi da parte dell’organismo. Diversamente dai vaccini a cellule intere con cellule autologhe, non sono prodotti per il singolo paziente, ma per tutti quelli con una determinata malattia.
  • Vaccini a cellule dendritichesipuleucel-T(Provenge è il nome commerciale) è stato usato contro il tumore della prostata in fase avanzata. Si tratta dell’unico vaccino terapeutico contro il cancro a essere stato finora approvato dalle autorità sanitarie, anche se è stato ritirato dal commercio perché il sistema di produzione si è rivelato troppo complesso e costoso, a fronte di risultati purtroppo non particolarmente soddisfacenti.

Nell’ambito del Programma di Oncologia clinica molecolare, ho dimostrato che una molecola scoperta dal mio gruppo di ricerca vent’anni fa, la pentraxina, in sigla PTX3, ha un ruolo fondamentale nell’impedire lo sviluppo dei tumori. La pentraxina infatti ostacola il reclutamento dei macrofagi da parte delle cellule tumorali, tramite una sorta di meccanismo “anticorruzione“. La scoperta ha già dato avvio al processo di sviluppo di nuovi farmaci, e altri potranno essere messi a punto a mano a mano che la ricerca dovesse mettere in luce nuovi possibili bersagli su cui agire.

Nel frattempo Paola Allavena, responsabile del Laboratorio di Immunologia cellulare sempre dell’Istituto clinico Humanitas, ha scoperto che il farmaco trabectedina è efficace contro queste stesse cellule che agiscono come “poliziotti corrotti“. La trabectedina è stata sviluppata in collaborazione coi ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano quando Maurizio D’Incalci lavorava presso l’Istituto, con l’Istituto Nazionale dei Tumori e l’Università degli Studi di Milano. Il farmaco è già stato approvato in Europa per il trattamento dei sarcomi del tessuti molli e del tumore ovarico.

Altri promettenti vaccini anticancro sono in fase sperimentale nei laboratori di tutto il mondo i quali, attraverso l’uso della tecnologia a mRNA, promettono di far arrivare “al letto del paziente” un vaccino sicuro ed efficace, entro il 2030. Comunque per cercare di prevenire il cancro (e altre patologie) valgono sempre i 3 numeri “magici” della Medicina: 0 – 5 – 30. Zero sigarette, cinque porzioni tra frutta e verdura, almeno trenta minuti di movimento … se possibile tutti i giorni!”

 

Fonti:

Vaccini anticancro, «svolta entro il 2030» (avvenire.it)

(32) Vaccini contro tumori e infarto: il parere di Matteo Bassetti – Oggi è un altro giorno 12/04/2023 – YouTube

(32) Il vaccino contro i tumori entro il 2030? Parla Silvio Garattini – Timeline – YouTube

(32) Le nuove frontiere della lotta contro il cancro: ne parla la Prof.ssa Albini, ospite a Geo su Rai 3. – YouTube

(32) Vaccini anticancro, Gridelli conferma: nuove speranze dalla ricerca – YouTube

(32) Vaccini contro il cancro in futuro, l’immunologo Francesco Le Foche: “La sperimentazione dei … – YouTube

Immunoterapie e vaccini (airc.it)

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