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Ultime novità sui vaccini antitumorali a mRna

Sarà mantenuta la promessa dei ‘farmaci viventi’ contro il cancro entro il 2030?

Non manca molto tempo per scoprirlo, se si considerano i vaccini a mRNAoltre 40 – che in questo momento e in numerosi ospedali del mondo, si stanno testando sull’uomo. Alcuni, va sottolineato, anche in fase avanzata di sperimentazione. E infatti nel 2024 il primo – quello contro il melanoma – dovrebbe entrare in fase III, la più importante, che precede le richieste di autorizzazione alle agenzie regolatorie. Ne avevamo scritto nel precedente articolo dell’11 settembre e, inaspettatamente, è stata rilanciata, dall’Adnkronos, la notizia di un Convegno a Milano proprio su questo argomento di attualità nel campo della prevenzione e delle terapie contro il cancro. Ed ecco allora questo nuovo aggiornamento, quasi in tempo reale.

Convegno a Milano

Mentre gli esperti aspettano cautamente che i dati su questa promettente tecnica si consolidino, i riflettori si accendono a Milano presso l’Allianz Convention Centre – Gate 14 Gattamelata – in occasione di Cicon23, l’International Cancer Immunotherapy Conference (20 – 23 Settembre), alla quale partecipano oltre mille tra clinici, ricercatori, rappresentanti di associazioni e del biotech, provenienti da tutti i 5 continenti.

I vaccini antitumorali a mRNA sono uno dei temi sul tavolo. Ma il confronto fra gli esperti spazierà su tutte le nuove frontiere dell’immunoterapia del cancro, approccio terapeutico che sfrutta il nostro sistema di difesa per combattere ed eliminare le cellule maligne. Fra gli oltre 40 relatori invitati, anche il premio Nobel per la Medicina James Allison, ricercatore dell’Università del Texas, Anderson Cancer Center e il direttore scientifico dell’Humanitas, prof. Alberto Mantovani. E nel programma figurano oltre 600 lavori prodotti da scienziati di 38 nazioni, i quali faranno il punto sui più importanti dati ottenuti sia in clinica che nei laboratori di ricerca di base. Inevitabile che sulla scia dei risultati ottenuti per il vaccino anti-Covid, crescesse l’attesa sull’applicazione dell’mRNA in campo oncologico. Si stima infatti che i vaccini a mRNA, dopo quasi 20 anni di studi e ricerche, possano essere pronti per entrare in clinica nel giro di pochi anni.

Le sperimentazioni in Italia

Si può ipotizzare una data che è quella legata alla sperimentazione di fase3 per uno di questi vaccini:  febbraio 2024. Se quando questa fase finirà e se verranno confermati gli attuali risultati positivi in fase2, a quel punto la procedura di accettazione di enti regolatori come l’americana Fda, l’europea Ema e l’italiana Aifa, dovrebbe essere abbastanza rapida. Consideriamo quindi almeno altri 3 anni, minimo“, prospetta Pier Francesco Ferrucci, direttore dell’Unità di bioterapia dei tumori all’Istituto europeo di oncologia di Milano e presidente del Network italiano per la bioterapia dei tumori (Nibit), una delle società scientifiche organizzatrici dell’evento. Ma è ancora il momento della cautela. “Perché il trial sul melanoma che ha fornito i primi risultati – positivi – al momento ha ancora un follow-up (cioè un periodo di osservazione dei risultati) piuttosto breve e un numero limitato di pazienti trattati, 107. Quindi la potenza statistica è attualmente relativamente bassa. E questo ci deve far stare attenti e cauti. Ma la tecnica è molto promettente per il razionale che ne ha permesso lo sviluppo e perché è trasversale la sua applicazione a diverse patologie anche non oncologiche“, ammette l’esperto.

I vaccini anti-cancro a mRNA ” – spiega Ferrucci – “si avvalgono dell’RNA messaggero (mRNA), una sorta cioè di ‘postino’ che trasmette importanti informazioni alle cellule. Per i vaccini anti-cancro si utilizzano RNA messaggeri sintetici, progettati in laboratori di ingegneria genetica per istruire il sistema immunitario a riconoscere una proteina chiamata neoantigene, espressione di una mutazione genetica avvenuta nella cellula malata. Si tratta di una specie di ‘impronta digitale’ specifica e personale, presente nelle cellule tumorali di quel paziente. I vaccini antitumorali a mRNA personalizzati sono quindi progettati ‘su misura’, con lo scopo di innescare il sistema immunitario a uccidere selettivamente ed esclusivamente le cellule neoplastiche in quel paziente e nei pazienti in cui i tumori esprimono la stessa mutazione“.

Attualmente sono in corso sperimentazioni in diverse patologie tumorali: oltre al melanoma, il tumore della prostata, il tumore polmonare non a piccole cellule, il tumore mammario triplo negativo, il tumore colorettale e altri tumori solidi. “L’elenco è ovviamente destinato ad aumentare in modo esponenziale“, evidenzia Ferrucci. A fare il punto sul vaccino a mRNA contro il melanoma sarà Jeffrey Weber, professore di Oncologia e vicedirettore del Nyu Langone Perlmutter Cancer Center di Brooklyn. “I dati a 2 anni dalla somministrazione di questo vaccino mostrano una riduzione del rischio di recidiva del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con la ‘tradizionale’ immunoterapia”.

E sempre al Cicon23, farà il punto sulle fasi sperimentali anche la prof.ssa Özlem Türeci, co-fondatrice dell’azienda biofarmaceutica BioNTech, che da decenni studia i vaccini a mRNA contro tumori come il melanoma, il cancro del colon retto e del pancreas. “I vaccini – analizza con lei la d.ssa Anna Mondino, componente del direttivo Nibit e responsabile dell’Unità di attivazione linfocitaria all’Irccs San Raffaele di Milanofunzionano perché vengono riconosciuti dai linfociti T. Cellule che, una volta attivate e acquisita la capacità di uccidere il tumore, sono anche in grado di ridistribuirsi nel nostro organismo tramite i vasi sanguigni. Quindi la capacità di riconoscere una metastasi lontana dal sito primario del tumore è legata al fatto che questi sono veri e propri farmaci viventi: migrano, cercano e utilizzano una molecola presente sulla loro superficie che, quando trova il target, lo riconosce e lo neutralizza, tanto che questo processo è stato definito il ‘bacio della morte’“. Ed è una capacità duratura? “Dipende. Se i vaccini sono fatti bene sì, perché si stabilisce una risposta di memoria immunitaria“, spiega la ricercatrice italiana.

Vaccini antitumorali, immunoterapia e Intelligenza Artificiale

L’era dei vaccini a mRNA nella lotta al cancro è solo agli inizi – dice Ferruccima è altrettanto importante ricordare che non è l’unica strada promettente nel settore dell’immunoncologia, che si avvale anche di diverse altre strategie in fase di studio“. Gli obiettivi sono molteplici. Elenca la Mondino: “Capire i meccanismi che il tumore usa per sfuggire al controllo del sistema immunitario, individuare strategie capaci di rendere le nuove terapie più efficaci nel maggior numero possibile di pazienti, e identificare il momento migliore per la loro somministrazione. Per questo sono previste sessioni dedicate alle nuove tecnologie che consentono di studiare le singole cellule e la loro localizzazione nel tessuto, in modo da generare così una carta d’identità del tumore stesso. Parleremo anche di elaborazione di Big Data con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale e di come poter identificare l’opzione di immunoterapia più adeguata per il paziente“.

Una voce fuori dal coro: il dr. Rino Rappuoli

Per il dr. Rino Rappuoli, tra i numeri uno a livello mondiale nella ricerca sui vaccini, microbiologo e direttore scientifico del BiotecnoPolo di Siena, “è improbabile che i vaccini a mRNA possano diventare la panacea di tutti i tipi di tumore. Innanzitutto perchè i vaccini anticancro funzioneranno solo per quelli con più mutazioni cellulari, ossia i tumori che colpiscono polmone, stomaco, colon e, in parte, seno. Secondariamente, perché i vaccini per prevenire i tumori riguardano oggigiorno solo quelli di origine virale, come quello contro il papillomavirus (HPV) della cervice uterina. Quindi per prevenire lo svilupparsi di tutte le tipologie di tumore c’è ancora, scientificamente, tanta strada (e tortuosa) da fare, anche se la linea fondamentale è oramai seriamente tracciata. In pratica con il cancro non esiste una molecola universale come invece accade con la proteina spike del coronavirus, in quanto le mutazioni del DNA nelle cellule tumorali variano da un paziente all’altro e quindi con un’ampia diversificazione genotipica e fenotipica delle unità trasformate. La questione, insomma, come principio appare semplice ma dal punto di vista applicativo riveste molteplici e delicate intrinseche complessità, tutte da risolvere in modo compiuto”.

Missione: medicina a misura di paziente

Tornando all’mRna, “è stato possibile sviluppare un vaccino che possa essere veramente personalizzato e personalizzabile“, rimarcano gli esperti. “E medicina personalizzata – osserva il dr. Antonio Sica, segretario del Nibit, direttore di Patologia generale all’Università del Piemonte Orientale e del Laboratorio di patologia e immunologia molecolare all’Irccs Humanitas di Rozzano (Milano)vuol dire fare il profilo molecolare del tumore in quel singolo paziente. E per fare ciò c’è stata un’esplosione delle tecnologie cosiddette ‘omiche’ (genomica, proteomica, metabolomica, …) che permettono di caratterizzarlo a diversi livelli molecolari. Queste informazioni vengono utilizzate per costruire il vaccino. Interessante, continuano gli specialisti, è far notare che ci saranno vaccini condivisi tra diversi pazienti, un pannello di neoantigeni comuni, in altre parole una base molecolare pronta da somministrare sotto forma di vaccino a tante persone“.

Ci sono – aggiunge la d.ssa Mondinodei test diagnostici facili in cui la somministrazione del vaccino è simile a quello anti-influenzale. Se vogliamo fare l’ ‘impronta molecolare’ del singolo paziente, adesso servono centri specializzati in grado di compiere la sequenza del suo tumore, ma i costi e la tecnologia stanno procedendo a passo spedito e tutto diventerà sempre più facile da gestire, anche economicamente. Quello che 10 anni fa era impensabile adesso è pratica clinica. Questo potrebbe dunque essere un approccio sostenibile e duraturo. In futuro – prevede Sicasi arriverà a una personalizzazione sempre maggiore. E cruciale è anche capire quando e a chi fare il vaccino – conclude Mondino. Ora si tende a farlo in adiuvante, e in una situazione in cui il sistema immunitario del paziente è capace di rispondere. Scegliere la finestra giusta e il paziente giusto sarà sempre più importante, un domani, per sconfiggere il cancro“.

Fonti:

https://www.msn.com/it-it/salute/medicina/tumori-e-vaccini-a-mrna-a-che-punto-siamo/ar-AA1h0uRz?ocid=msedgntp&cvid=ecfbd5e479174e209752c63d5bea1a06&ei=23

https://www.lastampa.it/cronaca/2023/04/12/news/tumori_vaccini_anticancro_intervista-12748823/

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