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Tumore al Pancreas: i pazienti che sopravvivono più a lungo sono aiutati dal loro microbiota

Tumore al Pancreas: i pazienti che sopravvivono più a lungo sono aiutati dal loro microbiota

Tumore e flora intestinale: una correlazione molto spesso sottovalutata ma che in realtà sta dimostrando grandi potenzialità sia in ambito predittivo che terapeutico. 

Molto più degli antibiotici, la chemioterapia distrugge buona parte della flora intestinale danneggiando così tutte le preziose funzioni che questi batteri buoni svolgono per noi. Non solo,  lo sapevate che un recente studio americano ha messo in evidenza come i pazienti che sopravvivo più a lungo al tumore al pancreas possiedono una specifica popolazione di batteri che vive nel loro intestino?

In occasione del congresso nazionale di UniPancreas, l’associazione per i malati di tumore al Pancreas diretta dal dott. Giovanni Butturini, abbiamo incontrato il prof. Giovanni Brandi, Oncologo e Professore associato confermato presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale presso l’Università Alma Mater di Bologna.

Di seguito vi riportiamo l’intervista che abbiamo realizzato con lui.

(D = domanda / GB = Giovanni Brandi)

D: Quali sono le principali interazioni tra chemioterapia e microbiota?

GB: La chemioterapia è uno dei maggiori  “distrutturi del microbiota intestinale” ancor più degli antibiotici. Uno studio in corso di stesura evidenzia come alcuni farmaci chemioterapici influenzino le grandi popolazioni batteriche  anaerobie (quelle cioè che vivono in assenza o carenza relativa di ossigeno) presenti nel microbiota in maniera predominante. Questi farmaci chemioterapici letteralmente radono al suolo  le popolazioni batteriche intestinali dominanti e lasciano campo aperto alla proliferazione dei patobionti, ossia dei batteri “potenzialmente ostili” che non risentendo più del freno esercitato dalla normale flora batterica, prendono il sopravvento.

Pertanto un paziente in trattamento chemioterapico deve sapere che il microbiota intestinale può essere drasticamente alterato e di conseguenza si può pensare di  intervenire con opportune integrazioni a supporto del normale microbiota intestinale, anche se ancora non disponiamo di dati consolidati in questo settore.

D: Nel convegno ha parlato dei diversi tipi di microbiota (orale, intestinale, biliare, etc..) ci ha colpito la relazione tra salute del cavo orale e rischio di tumore al pancreas, ci può spiegare meglio?

GB: I tumori del pancreas, che sono in grande incremento, hanno alcuni fattori di rischio già da tempo accertati:

  •  pancreatiti;
  •  condizioni genetiche scarse;
  • diabete
  • fumo

Più recentemente dati epidemiologici importanti suggeriscono  che certe caratteristiche del microbiota orale siano correlate con il tumore al pancreas.

Il cavo orale ha numero e tipologia di batteri piuttosto elevato; basti pensare che nell’intestino troviamo 150/200 specie di batteri diversi mentre nel cavo orale il numero triplica: più di 700 specie diverse.

Si è evidenziata una correlazione di 2 condizioni con un l’aumento del rischio di sviluppare un cancro al pancreas:

  • la presenza di microbiota orale disbiotico (cioè alterato) che induce parodontopatie e conseguente perdita di denti,  aumenta di 1,3 volte il rischio di sviluppare il tumore al pancreas;
  • La presenza  di porfiriomonas gingivalis  nel cavo orale (valutato direttamente o per presenza di anticorpi specifici nel plasma) aumenta di 4,5 volte il rischio di sviluppare un tumore al pancreas.

D: Nel convegno ha citato anche il ruolo dei funghi nel processo di cancerogenesi? A cosa dobbiamo prestare attenzione?

GB: Uno studio  mirato del micobioma ( funghi che troviamo all’interno dell’organo) in pazienti con il cancro del pancreas ha riscontrato che la presenza di uno specifico fungo chiamato malassezia globosa ( che solo occasionalmente è causa di infezioni opportunistiche) aumenta il rischio di sviluppare questa neoplasia. Non sappiamo come questo fungo possa arrivare all’interno del pancreas ma sembra essere un fattore incrementale nella carcinogenesi del tumore del pancreas.

D: Ci racconta i risultati dello studio del microbioma nei pazienti lungo-sopravviventi in confronto a quelli non sopravviventi di tumore?

GB: Uno studio realizzato in due ospedali USA (MD Anderson di Houston e alla John Hopkins University di Philadelphia) ha evidenziato che nel raro gruppo di  pazienti con un tumore al pancreas  lungo-sopravviventi (che vivono oltre 10 anni  a fronte della media circa 1 anno  della sopravvivenza standard) il microbiota possa giocare un ruolo importante. I ricercatori erano interessati a capire come mai questi pazienti, nonostante venissero sottoposti alle stesse terapie degli altri, riuscissero a sopravvivere così a lungo. I risultati hanno evidenziato come in questi pazienti sia presente una particolare popolazione di batteri che vive all’interno del tumore, più diversificata rispetto  a quelle dei pazienti che hanno un sopravvivenza molto breve.

D: Da questi studi possono nascere nuove prospettive terapeutiche?GB: certamente, per ora gli esperimenti sono stati fatti in modelli murini (di topi) ma si sono già visti risultati interessanti. I ricercatori hanno trapiantato le feci di uno di questi pazienti lungo-sopravviventi nei topi malati di tumore al pancreas in stadio avanzato. Sembra che già solo quest’operazione abbia aiutato i topi a sopravvivere più a lungo. Sono possibili potenziali prospettive di intervento anche nell’uomo.



Giovanni Brandi, MD PhD
Associate Professor in Medical Oncology-UNIBO
Director of Postgraduate School of Medical Oncology-UNIBO
Director of  Master in Higher Education and Qualification In Palliative Care-UNIBO
Board Member of ISS (Institute of Superior Studies)-UNIBO
President of GICO (Italian Group of Cholangiocarcinoma)

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