L’Università di Oxford ha recentemente pubblicato, sulla prestigiosa rivista Nature Communications, i risultati di due studi che aprono alla possibilità di nuove terapie per bloccare sul nascere la crescita dei tumori.
Da queste ricerche risulta che alcune proteine ematiche possono rilevare il cancro anni prima della diagnosi, aiutando i ricercatori a identificare la patologia nelle primissime fasi del suo sviluppo, quando potrebbe essere segnalata precocemente e quindi risultare più facilmente curabile.
Secondo i ricercatori britannici, che le hanno recentemente identificate, sono proteine plasmatiche – cioè che si trovano nel plasma, la componente liquida del sangue – coinvolte nella formazione del cancro, di cui alcune possono essere isolate sia per mettere a punto nuovi test per scoprire in anticipo un tumore che essere utilizzate come bersagli terapeutici per prevenirlo in coloro che sono più a rischio di svilupparlo.
Questo nuovo filone di ricerca sta, quindi, diventando una potente arma per la prevenzione e la diagnosi sempre più precoce del cancro.
Prevenzione e diagnosi precoce, strumenti insostituibili
Arrivare presto, in oncologia, è l’obiettivo più importante. Quanto prima si individua la presenza di un tumore, tanto maggiori sono le probabilità di poterlo trattare con successo. È quindi su questo aspetto che bisogna puntare per debellare il cancro.
Nel nostro Paese si stima che nel 2023 vi siano state 395.000 nuove diagnosi di tumore, dato fornito dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica. Quasi 4 milioni di italiani convivono oggi con una malattia neoplastica solida o del sangue, mentre nel 2005 essi erano poco più di 2 milioni. La diagnosi precoce, alla luce di queste cifre, deve diventare un obiettivo fondamentale sia per il singolo cittadino che per il Sistema Sanitario Nazionale.
Esame del sangue per scoprire il cancro: la ricerca inglese
Per chi è ad elevato rischio di sviluppare una neoplasia, arriva dall’Inghilterra la speranza di poter identificare alcune forme tumorali anni prima della loro manifestazione clinica.
Come si legge in un articolo dell’Università di Oxford, due studi condotti dai ricercatori della Cancer Epidemiology Unit dell’Oxford Population Health hanno scoperto che specifiche proteine presenti nel sangue possono essere in grado di predire il rischio, in una persona sana, di sviluppare alcuni tipi di cancro più di sette anni prima che gli venga diagnosticata la malattia.
Oltre alla prevenzione, fattore primario, arrivare alla diagnosi precoce di un qualsiasi tipo di tumore è fondamentale per poter intervenire prontamente e alzare in maniera importante la probabilità di successo della cura. Ma l’importante è farlo con una modalità poco invasiva, non arrivando a cure come la radio o la chemioterapia che comportano indesiderati effetti collaterali. E questa è la nuova via, oramai conosciuta come biopsia liquida, che le due ricerche sembrano aver indicato.
Il primo studio
La proteomica è lo studio su vasta scala delle proteine. Questo tipo di analisi trova applicazione nella ricerca dei processi biologici in condizioni sia fisiologiche che patologiche e può fornire informazioni in merito a quali proteine sono espresse in un particolare tessuto o tipo di cellula, alla quantità e alle loro eventuali variazioni e interazioni reciproche.
Ciò può permettere di prevenire la formazione della neoplasia o diagnosticarla durante gli stadi precoci della sua formazione.
Nel primo studio, i ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue provenienti dalla UnitedKingdom Biobank, e prelevati a oltre 44mila persone, 4.900 delle quali hanno poi sviluppato un tumore.
Tramite la proteomica gli scienziati hanno analizzato 1.463 proteine contenute in un singolo prelievo ematico di ciascun partecipante alla ricerca, confrontando successivamente le proteine presenti nelle persone che si sono mantenute sane con quelle che si sono invece ammalate di cancro. Questo per comprendere quali proteine potessero essere considerate “biomolecole-spia” del rischio di sviluppare una neoplasia.
Delle 1.463 proteine analizzate, 618 erano associate a 19 diversi tipi di cancro, e 107 di queste erano presenti nei campioni di sangue di persone che avevano sviluppato il cancro più di sette anni prima di ricevere una diagnosi. Inoltre, 182 proteine erano presenti nei campioni di sangue di persone che avevano sviluppato il cancro più di tre anni prima della diagnosi.
Grande soddisfazione da parte della Coordinatrice dello studio, l’epidemiologa Keren Papier: “Servono ulteriori analisi per confermare questi interessanti risultati iniziali, ma il fine delle nostre ricerche è capire cosa accade agli esordi di una neoplasia in modo tale da poter salvare la vita del maggior numero possibile di malati“.
Il secondo studio
Il secondo studio, diretto dal dr. Karl Smith-Byrne, ha invece preso in esame i dati di oltre 300mila casi di cancro per scoprire quali proteine ematiche fossero coinvolte nello sviluppo del tumore e potessero diventare, così, un bersaglio per specifici trattamenti farmacologici.
Sono state identificate 40 proteine che aumentano il rischio di contrarre 9 diversi tipi di tumore: vescica, seno, endometrio, testa e collo, polmone, ovaio, pancreas, rene e melanoma maligno non cutaneo.
“Siamo ancora agli stadi ultrapreliminari per una efficace prevenzione farmacologica. La ricerca mostra infatti che, se è vero che un eventuale impatto delle cure su queste proteine potrebbe influire sui rischi di sviluppare il tumore, non bisogna sottovalutare la possibilità che possano manifestarsi effetti collaterali indesiderati. In questo senso, il passo avanti in laboratorio è molto significativo” – afferma il dr. Smith-Byrne.
Lo stesso autore principale della ricerca segnala come al momento ”questo studio ci avvicina alla possibilità di prevenire il cancro con medicinali mirati, una volta ritenuti impossibili da ottenere ma ora molto più facilmente realizzabili. Il nostro scopo è arrivare, infatti, ad avere dei farmaci che possano essere somministrati a persone sane ma ad elevato rischio di cancro, per limitare il pericolo che lo sviluppino realmente in futuro.
Ma prima di procedere con sperimentazioni sulle persone servono ancora approfonditi studi e verifiche di laboratorio. La strada è ancora lunga ma stiamo facendo enormi progressi in questo nuovo settore della prevenzione oncologica”.
“Alcune di queste proteine potrebbero essere utilizzate per rilevare il cancro molto prima di quanto sia attualmente possibile, essere di aiuto per curare la malattia in una fase molto precoce o prevenirla del tutto – hanno sintetizzato gli studiosi – . Saranno comunque necessarie ulteriori indagini per scoprire il ruolo esatto che queste biomolecole svolgono nello sviluppo del cancro, quali proteine sono le più interessanti da analizzare, quali test potrebbero essere sviluppati per rilevarle in clinica e, infine, quali farmaci potrebbero colpire queste proteine per bloccarne lo sviluppo all’interno della massa neoplastica”.
Articoli su proteine tumorali e biopsia liquida:
https://www.oncolife.it/novita-dalla-ricerca/proteine-importanti-alleate-tumori/
Fonti:
https://www.nature.com/articles/s41467-024-48017-6 (articolo studio1)
https://www.nature.com/articles/s41467-024-46834-3 (articolo studio2)
https://quifinanza.it/salute/cancro-proteine-spia-sangue/819066/
https://www.ok-salute.it/news/un-esame-del-sangue-scoprira-il-cancro-7-anni-prima-dei-sintomi/