La chiave per curare efficacemente i tumori è la diagnosi precoce, meglio ancora, la diagnosi più precoce possibile, senza comparsa di metastasi.
Da decenni gli scienziati cercano infatti una soluzione all’arcano di come scoprire una massa tumorale prima che si manifestino i sintomi clinici di una compressione patologica degli organi sani: i marcatori tumorali ematici come il CEA nei forti fumatori o il PSA prostatico, l’ecografia addominale e la mammografia che utilizzano gli ultrasuoni, la colonscopia e la sua microtelecamera che sonda l’intestino, lo striscio vaginale noto come PAP-test per il collo dell’utero unitamente al vaccino gratuito contro il papillomaviruis, sono tutte metodiche con decenni di diffusione presso la popolazione per la diagnosi e la prevenzione oncologica.
Ma in cosa consiste la biopsia liquida?
Se poi questa diagnosi potesse essere eseguita in modo rapido e non invasivo, con un test potenzialmente in grado di essere utilizzato per screening di massa, avremmo in mano uno strumento preziosissimo per la lotta contro il cancro. La buona notizia è che la tecnologia per arrivare a questo traguardo esiste già e si chiama Biopsia Liquida.
Le masse tumorali, infatti, rilasciano delle tracce nel nostro sangue, proporzionalmente al loro volume. Quando poi una cellula tumorale muore, o perché distrutta dal sistema immunitario o perché esaurisce le sue risorse energetiche, libera naturalmente nel circolo sanguigno le sue proteine specifiche e il suo DNA mutato. Si tratta di quantità infinitesimali ma per le moderne tecniche ultrafini di biologia molecolare (Next Generation Sequencing e Single Cell Rna Sequencing mediante apparecchiatura DEPArray), questo non costituisce più un problema.
Lo studio americano CancerSEEK
Una delle metodiche più recenti è stata messa a punto nel 2018 dai ricercatori del Johns Hopkins Cancer Center di Baltimora i quali, da un semplice prelievo di 10 ml di sangue, possono identificare ben 8 tipi differenti di cancro: ovaio, fegato, stomaco, pancreas, esofago, colon-retto, polmone e mammella. Questi tumori complessivamente rappresentano il 68% di tutte le neoplasie riscontrabili nella popolazione generale. Il test, chiamato CancerSEEK, si basa su una reazione enzimatica altamente specifica per trovare, tra tutto il DNA contenuto nel campione di sangue, quello corrispondente a 16 geni mutati nei differenti tumori. L’esame, abbinato alle corrispondenti proteine tumorali e testato su un campione di oltre 1000 pazienti affetti da uno degli 8 tumori su elencati, a diversi stadi ma, importante sottolinearlo, in assenza di metastasi, ha mostrato una elevatissima sensibilità, tra il 70 e il 98% in base alla localizzazione della massa neoplastica, Il costo dell’esame è inferiore ai 500 euro e quindi, potenzialmente, applicabile su larga scala.
Il test è attualmente in sperimentazione per l’approvazione all’uso in clinica.
La parola ai Professori Alberto Mantovani e Roberto Burioni
Su questi argomenti, riguardanti la prevenzione e la cura dei tumori, un esperto a livello mondiale è certamente il Prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico della Clinica Humanitas il quale è stato di recente ospite di Fabio Fazio, assieme al virologo Prof Roberto Burioni del S. Raffaele.
Durante la puntata il Prof Mantovani è stato coinvolto direttamente nella questione e ha risposto in modo sintetico e chiaro alle domande del conduttore: “E’ vero che si sta studiando una nuova arma per scoprire il cancro nel suo sviluppo iniziale? Qual è questa arma e in cosa consiste?”.
Mantovani così si è espresso: “La biopsia liquida (BL) è uno degli strumenti più innovativi che utilizziamo nella lotta contro il cancro ed essa consiste nell’isolare dal nostro sangue, da un semplice campione ematico cioè di soli 10 ml, tracce di acidi nucleici tumorali alterati (ctDNA o particolari microRNA) oppure anche cellule tumorali intere indicate come CTCs. Attualmente l’isolamento di questi prodotti biologici, collegabili all’insorgenza di un tumore, ci serve per fare terapia personalizzata nei casi di cancro del polmone, mentre nello studio del cancro dell’ovaio si sta iniziando ad usare la BL, per fare diagnosi personalizzata, come ad esempio nel nostro Centro Humanitas di Rozzano. Ciò riveste una grande speranza sia scientifica che clinica, così come un’altra grande prospettiva è la diagnosi oncologica precoce cioè il poter rilevare queste tracce tumorali prima ancora che si rendano visibili attraverso le classiche tecniche di imaging ecografiche o mediante TAC/RMN/PET.
Ad esempio sta emergendo prepotente la possibilità che la BL possa, in tempi relativamente brevi, sostituire la colonscopia. Tutto ciò è ancora però in fase di studio, tanto è vero che è oggetto di sperimentazione attraverso dei costosi kit commerciali chiamati MCD (Multi-Cancer Detection). Il National Cancer Institute statunitense (NCI) ha pianificato uno studio con 250.000 persone reclutate per studiare l’efficacia diagnostica di tali kit.”, ha concluso il nostro luminare milanese.
Disuguaglianze sanitarie: un problema che non va ignorato
Un tema caro al Prof Burioni è quello delle disuguaglianze sanitarie perché i dati più recenti indicano che c’è un forte divario, in Italia, tra Nord e Sud, con percentuali di utilizzo di questi strumenti preventivi che si attestano rispettivamente all’80% e al 60% della popolazione oggetto di studio, e quindi con l’eccessivo divario del 20% tra le popolazioni delle 2 aree considerate.”. Il virologo del S. Raffaele ha sottolineato come: “… tali profonde differenze a livello regionale si riflettono di conseguenza in differenti prospettive di vita per le persone coinvolte, in quanto un tumore che viene diagnosticato in fase iniziale si cura molto meglio rispetto all’analogo in fase tardiva, e anche dal punto di vista economico ci sarebbe un grosso beneficio nella diagnosi precoce, in quanto nel primo caso ciò costa molto meno alla sanità pubblica rispetto a quello che viene diagnosticato in fase avanzata. Morale: spendere cospicui fondi in prevenzione è una modalità di investimento sul futuro molto intelligente, per cercare di arginare e debellare il cancro!”
Proiettiamoci ora, brevemente, in un futuro che potrebbe essere relativamente vicino a noi. Domandiamoci:
E una volta che sia stato diagnosticato un tumore in fase iniziale, mediante per esempio un esame di biopsia liquida, cosa bisogna fare?
Diamo ancora la parola al Prof. Mantovani, il quale ha risposto a questo quesito in un altro recente incontro con la stampa specialistica ad indirizzo scientifico: “Negli ultimi dieci anni la cura dei tumori è giunta ad una svolta grazie all’immunoterapia. Il concetto di fondo alla base di questo nuovo approccio consiste nel pilotare il sistema immunitario affinché possa riconoscere ed eliminare le cellule tumorali con maggior forza rispetto a quanto avviene fisiologicamente. Alla base di questo nuovo modo di pensare di combattere il cancro vi è infatti l’osservazione che il sistema immunitario è sempre in grado di riconoscere un corpo estraneo come il tumore. Quest’ultimo però, grazie a particolari meccanismi, è capace di spegnere la risposta immunitaria e proliferare in maniera incontrollata. Ecco perché poter agire dall’esterno mantenendo sempre attiva la risposta immunitaria è una delle strategie vincenti nella cura dei tumori. Una risposta duratura nel tempo tale da rendere il cancro una malattia cronica.”
Diagnosi precoce, biopsia liquida e immunoterapia: le armi del presente e del futuro per aiutarci a sconfiggere definitivamente il cancro!
Fonti:
https://prevention.cancer.gov/major-programs/multi-cancer-detection-mcd-research
https://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/quando-la-cellula-perde-il-controllo