I pazienti con dermatomiosite (DM) positivi per un anticorpo specifico – chiamato anti-TIF1 – sembrano avere un rischio maggiore di tre volte di sviluppare il cancro.
Ecco ciò che è emerso dallo studio retrospettivo pubblicato nel Regno Unito effettuato dal Dottor Alexander Oldroyd dell’Università di Manchester insieme al suo team.
Dermatomiosite: di cosa si tratta?
La dermatomiosite appartiene al gruppo di disturbi noti come miopatie infiammatorie idiopatiche, caratterizzate da infiammazione e debolezza muscolare e anticorpi circolanti.
Precedenti studi hanno identificato una forte associazione tra DM e cancro, con una meta-analisi che osserva un rischio cinque volte maggiore rispetto alla popolazione generale.
L’anticorpo e il cancro, lo studio
L’anticorpo anti-TIF1 è specifico per la DM e conferisce un rischio ancora più elevato, che è stato stimato al 38-71% entro 3 anni prima o dopo l’insorgenza del DM.
I rischi a lungo termine, poiché non ancora stabiliti, sono stati l’obiettivo posto dal nuovo studio.
I risultati dello studio
In una coorte di 263 pazienti reclutati da 74 centri nel Regno Unito con dermatomiosite (DM) seguiti per 11 anni, il 38% dei pazienti positivi all’anticorpo anti-TIF1 ha sviluppato un cancro rispetto al 15% di coloro che erano anti-TIF1 negativi.
Di conseguenza il rapporto di rischio per il gruppo anticorpo-positivo è stato di 3,4.
Nel gruppo positivo anti-TIF1, i tipi più comuni di neoplasia sono stati:
- il cancro al seno (33%),
- il cancro ovarico (19%),
- il linfoma (14%).
Nel gruppo negativo anti-TIF1 invece i più comuni sono stati:
- il cancro al seno (25%),
- il linfoma (13%),
- il cancro intestinale (13%).
Il tumore ovarico è stato significativamente più alto nel gruppo positivo.
Le osservazioni
I risultati dello studio suggeriscono che i medici dovrebbero applicare maggior controllo per la potenziale patologia ovarica nei casi positivi di anticorpi anti-TIF1 e che l’aumento dello screening per il cancro dovrebbe iniziare a 39 anni.
Limiti dello studio
Tra i limiti, spiegano i ricercatori, vi è la possibilità, in alcuni casi, di bias di sopravvivenza e incertezza sul tempo di insorgenza DM-
Fonti
https://academic.oup.com/rheumatology/advance-article/doi/10.1093/rheumatology/key357/5233872
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