La ricerca, pubblicata in Oncogenesis, ha esaminato il ruolo che la proteina PRH svolge nella prognosi e nella progressione dei tumori del cancro al seno.
Lo studio ed i risultati
Il Dott. Padma Sheela Jayaraman, dell’ Institute of Cancer and Genomic Sciences dell’Università di Birmingham, ha dichiarato: “In laboratorio, abbiamo scoperto che quando i livelli di proteine PRH sono ridotti, le cellule sono in grado di dividersi più rapidamente, accelerando la progressione del tumore”.
I ricercatori hanno anche effettuato test su un tumore al seno aumentando i livelli di PRH per osservarne l’effetto: “abbiamo fatto la scoperta significativa che elevati livelli di PRH bloccano effettivamente la formazione dei tumori“, ha aggiunto il dottor Jayaraman.
Il monitoraggio dei livelli di proteine PRH potrebbe essere quindi particolarmente importante per valutare la loro prognosi di cancro al seno.
Lo studio dei peptidi
Da molti anni la ricerca si è concentrata sullo studio dei peptidi e, in particolar modo, sui fattori di differenziazione delle cellule staminali prelevati dall’uovo di Zebrafish, che ha oltre il 90% di proteine in comune con quelle umane, in grado di normalizzare il ciclo cellulare delle cellule cancerose.
Impiantando cellule tumorali in un embrione, durante la fase di organogenesi (formazione degli organi), sono stati osservati processi differenziativi ed apoptotici sulle cellule tumorali impiantate. Al contrario, impiantando cellule tumorali in un embrione dopo la fase di organogenesi le cellule tumorali hanno continuato a proliferare. Si può pertanto parlare di “riprogrammazione” epigenetica delle cellule malate attraverso l’azione di quei peptidi che sono in grado di riportare la cellula nell’ambito della
sua normale fisiologia. È emerso inoltre che i fattori di differenziazione sono in grado, in associazione con i trattamenti chemioterapici standard, di rallentare e spesso bloccare il ciclo cellulare delle cellule tumorali.
Queste ricerche, iniziate già nella fine degli anni‘80 dal dr. Biava, sono state sviluppate anche dal Children Hospital di Chicago, dalla Northwestern University e dall’Università La Sapienza di Roma oltre ad altre numerose istituzioni.
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Fonti:
https://www.nature.com/oncsis/journal/v6/n6/full/oncsis201742a.htm
http://saluteuropa.org/download/Position%20Paper_Trattamenti_integrativi_oncologia.pdf