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Ascoltare musica aiuta a ridurre la nausea durante la chemioterapia

Ascoltare musica non fa bene solo all’umore ma possiede un ulteriore notevole “potere” terapeutico che agisce positivamente, nei pazienti oncologici, sulla nausea indotta dalla chemioterapia. La condizione essenziale: ascoltare i brani musicali preferiti!

Una ricerca americana

E’ l’interessante tesi sostenuta da una ricerca (Mitigation of Chemotherapy-Induced Nausea Using Adjunct Music Listening: A Pilot Study) pubblicata recentemente sulla rivista internazionale  Clinical Nursing Research da un gruppo di oncologi della Michigan State University.

Precedenti studi avevano già dimostrato che ascoltare musica può essere efficace per attenuare, in generale, dolore e ansia. Il team statunitense ha voluto invece studiare l’effetto dell’ascolto di brani musicali direttamente sulla manifestazione di crisi di nausea indotte dalla chemioterapia, dimostrando che tale effetto non è gastrico bensì neurologico e quindi coinvolgente soprattutto la sfera emozionale.

Sono noti gli effetti avversi, spesso persistenti, dovuti alla chemioterapia, tali da richiedere un trattamento continuativo. Trovare dunque un’alternativa non farmacologica, o comunque complementare ad una terapia medica, ha rappresentato un importante traguardo della ricerca, a beneficio sia dei pazienti che degli operatori sanitari coinvolti. La musica sembra infatti essere oramai un adeguato intervento toccasana, complementare ai trattamenti standard in ambito farmacologico e nei settori della medicina integrata.

“Il senso di nausea dovuto a trattamenti oncologici, in particolare coi chemioterapici, può essere comparato agli stati di ansia e di dolore”, ha osservato il Dr. Jason Kiernan, autore principale dello studio.” Sono, infatti, tutti accomunati dalla stessa natura neurologica di base. Anche nel caso di nausea indotta da terapia farmacologica, l’alert al cervello non condividerebbe nulla con una causa gastrica o digestiva bensì con una di natura prettamente neuro-vegetativa, in cui la musica può fornire  un supporto positivo sia a livello psicologico che organico generale.”

 

Lo studio pilota

La sperimentazione ha coinvolto 12 pazienti oncologici in trattamento chemioterapico, i quali sono stati invitati ad ascoltare un brano di musica, fra i loro preferiti, per 30 minuti a partire dal momento in cui assumevano farmaci anti-nausea per lenire gli effetti dei medicinali antineoplastici. Con la regola tassativa di ripetere la “terapia musicale” non appena necessario, al presentarsi cioè di stati di nausea, durante i 5 giorni successivi al ciclo chemioterapico. Al termine dello studio sono stati raccolti dati per 64 impegni di ascolto musicale che, in generale, hanno fatto osservare una significativa riduzione della gravità della nausea (t= 10,97, p< 0,001) e dello stress (t= 9,86, p< 0,001), nonché attenuazioni significative delle fasi acute e ritardata manifestazione della nausea nei singoli pazienti.

Inoltre, i dati qualitativi sulla fattibilità dello studio hanno dimostrato che l’intervento è stato ben accolto e gestito individualmente dai partecipanti, a fronte di difficoltà operative minime e di una buona ottimizzazione degli strumenti per la raccolta dei valori statistici.

La musica sembrerebbe quindi in grado di potenziare l’efficacia dei farmaci anti-nausea assunti sia nel corso che dopo i trattamenti di chemioterapia.

I risultati, benché decisamente positivi, a detta dei ricercatori possono essere considerati solo come una potenziale indicazione di efficacia della “terapia musicale”: sia perché lo studio è stato condotto su un numero non elevato di pazienti, sia perché il meccanismo d’azione dell’ascolto della musica, a livello neuro-vegetativo, non è ancora del tutto chiaro, rispetto al quale si ipotizza la contemporaneità di più fenomeni organici e psicologici. Come ad esempio, l’effetto dovuto ad un graduale rilascio dei farmaci anti-nausea in associazione alla mediazione della serotonina, il principale neurotrasmettitore che provoca la nausea indotta dai chemioterapici e i cui livelli aumentano quando si ascolta, in contrapposizione, una musica assolutamente non piacevole e quindi fastidiosa.

 

I passi successivi della ricerca

I dati raccolti da questo studio pilota preliminare e le modifiche necessarie al miglioramento dell’indagine clinica saranno alla base di un già programmato futuro ampio studio randomizzato, da svolgersi sempre negli Stati Uniti, volto a  validare i benefici della musica anche su ulteriori effetti avversi da chemioterapia come ad esempio il manifestarsi di eventi di rigetto gastrico.

 

Comporre musica o suonare uno strumento come efficace terapia oncologica

Prendendo come ambito di confronto la musica, l’insorgenza di un tumore potrebbe essere associata ad un’esperienza di alterazione ritmico-melodica.

Le arti-terapie, dalla musica alla danza – spiega il Dr. Davide Ferrari, musicoterapeuta presso l’Ospedale S. Martino di Genovasono un contenitore perfetto per accogliere lo stato emozionale del paziente oncologico. Nello specifico la musica, essendo un processo in movimento, così come lo sono anche la pittura, la danza e il ballo, permette di elaborare ciò che il paziente esprime e di modificare la propria percezione spazio-temporale. La percezione del tempo è la prima “nuvola nera” con cui il paziente oncologico si scontra: “Quanto tempo mi resta? Cosa farò nel tempo che mi rimane?”, sono domande frequenti che la persona si pone, a cui si somma anche il tempo dell’attesa della diagnosi, della prognosi e della terapia. Far fare musica a una persona che non ha mai approcciato questa disciplina o farle vivere un’esperienza nuova in ambito artistico, è già di per sé un evento terapeutico che incide, di solito positivamente, sul suo tempo-vita successivo.

La musicoterapia può diventare, quindi, parte integrativa della cura nel paziente oncologico facendo leva sulle parti sane, ovvero le zone del corpo, della sfera emozionale e del pensiero che non sono ancora state alterate dalla malattia.

La musica può contribuire inoltre a far “esternalizzare” l’emozione negativa, compresa la sensazione di dolore con ulteriori valori aggiunti. Infatti la musicoterapia può contribuire a riunire persone accomunate da una medesima condizione ma differenti per patologia, fascia di età, vissuto, in un contenitore emotivo-artistico in cui ognuno può attingere dall’esperienza creativa dell’altro, formare uno spazio rituale dedicato all’interiorità nel quale ciascuno si riconosce come in una sorta di training autogeno sonorizzato; permettendo alla persona affetta da patologia di svuotarsi e separarsi da pensieri negativi quali quelli di una possibile recidiva; consentendo di intervenire sul ritmo di vita quotidiano, rallentandolo o accelerandolo, rilassandolo o tonificandolo quasi a proprio piacimento.

Le arti-terapie – conclude il Dr. Ferrari – sono curative in quanto portano ad un cambiamento, seppur circoscritto, che coinvolge la sfera cognitiva, motoria ed emotiva del paziente con una significativa diminuzione dell’esperienza del dolore, accompagnata da sensazioni positive di tipo sensoriale ed emozionale, molto utili per il miglioramento del quadro clinico oggettivo della persona coinvolta”.

A buon conto, prendiamo l’arte, in una delle tante forme in cui si dovesse presentare, e mettiamola al centro della nostra vita. Non potrà che farci bene!

Fonti:

https://www.medicinaintegratanews.it/la-musica-potenzia-gli-effetti-dei-farmaci-anti-nausea-dopo-chemioterapia/

https://www.medicinaintegratanews.it/musicoterapia-evidenza-di-efficacia-in-oncologia-e-pediatria/

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