E' vero che ...

Gli stress negativi della vita moderna contribuiscono all’insorgenza del cancro?

Dal film “La vita è bella” alcune semplici proposte per restare vitali in situazioni di forte stress

Lo stress è la risposta psicologica e fisiologica che il nostro organismo attua di fronte a situazioni della vita valutate come eccessive o pericolose. L’attivazione del sistema nervoso favorisce infatti il rilascio, le cosiddette scariche, degli ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina e cortisolo), responsabili dei cambiamenti fisici e comportamentali che consentono all’organismo di affrontare il “pericolo imminente”. Una volta passato l’evento stressante, i livelli ormonali ritornano in genere alla perfetta normalità.

Stress come un Giano bifronte: positivo e negativo

Lo stress di per sé quindi non è né negativo né positivo e favorisce l’adattamento del nostro organismo allo stimolo ricevuto. Può essere inteso come “positivo” quando si traduce nell’individuo in un impulso a concentrarsi maggiormente (pensiamo ad un esame da sostenere) o a dare il meglio di se stessi (magari di fronte a un nuovo lavoro o a un nuovo incarico); diventa invece “negativo” quando perdura nel tempo senza che la persona riesca ad affrontare la situazione. In questi casi, i livelli degli ormoni dello stress rimangono per un lungo periodo molto elevati con conseguente rischio che si manifestino disturbi fisici e psicologici. Lo stress è un fenomeno ampio e soggettivo e sebbene in modi diversi, riguarda la vita di ciascuno. Talvolta nel parlare comune si addita lo stress come causa di malattia, anche quando si parla di tumori. Ma lo stress può causare il cancro? Qual è il legame tra questi due mondi così complessi? Ne parliamo con la dottoressa Emanuela Mencaglia, psicologa clinica e psiconcologa in Humanitas, a Rozzano.

Stress e insorgenza di tumori: non vi sono evidenze scientifiche

Gli studi pubblicati sull’argomento non sono pochi, ma non sono finora emerse correlazioni soddisfacenti tra stress cronico e rischio di insorgenza di un tumore. Sono studi con dei limiti importanti da far rilevare: una popolazione spesso esigua, la carenza di studi longitudinali nel tempo rispetto agli stili di vita, le numerose variabili ambientali da tenere in considerazione. È bene ricordare inoltre che il concetto di stress annovera sotto il proprio nome un’ampia gamma di cause alle quali ogni individuo reagisce in modo diverso e la risonanza del loro impatto dipende da come il singolo li vive e li affronta. Occorre poi precisare un altro aspetto, all’apparenza banale, ma importantissimo. Quando parliamo di tumore nell’immaginario collettivo si materializza il ‘mostro’, e ci si dimentica quasi del fatto che i tumori sono diversi nell’istologia, colpendo organi diversi. Il cancro non è un’entità, ma un insieme molto sofisticato di elementi diversi tra loro. Anche laddove l’organo bersaglio sia lo stesso – per esempio il seno – il tumore non è necessariamente uguale per tutte le donne, quindi voler trovare una causa che accomuni forzatamente ‘tutte’ le patologie oncologiche non è verosimile ma fuorviante”, spiega la dottoressa Mencaglia.

Lo stress favorisce comportamenti non salutari

Ciò che invece è noto e certo è che lo stress cronico compromette il benessere fisico delle persone, incidendo sulla qualità di vita e sulle esperienze correlate favorendo l’assunzione di comportamenti non salutari come la dipendenza dal fumo, un’alimentazione non equilibrata, scarsa o nulla attività fisica o l’assunzione smodata di alcol, per fare solo alcuni esempi. In questo caso gli atteggiamenti variano da persona a persona, e sotto stress l’attenzione alle ‘buone abitudini’ si perde, indulgendo su comportamenti non virtuosi, che nell’essere reiterati possono portare a disturbi correlati. Un altro elemento da considerare è che quando si sta vivendo un periodo stressante, di preoccupazioni e impegni importanti, si tende a essere meno attenti a sé stessi, ci si sente ‘in apnea’, in una “bolla” esistenziale; alle volte non si pone invece la giusta attenzione alla propria salute o alla prevenzione di una possibile malattia, saltando visite ed esami o sottovalutando eventuali chiari segnali patologici, con il rischio di arrivare più tardi ad un’eventuale diagnosi di malattia. Spesso i pazienti ricordano di aver vissuto periodi più o meno lunghi di tensione – lavorativa ed emotiva – prima di avere una diagnosi oncologica; i lavori scientifici pubblicati non sostengono l’ipotesi che questo possa essere la causa scatenante della malattia, ma è certamente più facile arrivare ad una diagnosi ritardata. Inoltre, altre ricerche hanno evidenziato un possibile impatto dello stress sulla sua prognosi che dà positiva può diventare negativa”, precisa ancora la dottoressa Mencaglia dell’Humanitas.

Lavorare con sé stessi e su sé stessi

Nessuno è esente da periodi di stress, pertanto è importante cercare di non distrarsi dai segnali che arrivano dal nostro fisico, imparando ad ascoltarsi e a non trascurarsi – da un punto di vista sia fisico che emotivo – e abituarsi, quando in difficoltà, a chiedere aiuto, riferendosi laddove necessario non solo alla propria rete di affetti, ma anche a uno specialista fidato. Lo psicoterapeuta aiuterà ad aprire finestre sulla propria vita e sui propri vissuti, creando uno spazio di comprensione e cambiamento”, conclude, con molta empatica umanità, la dottoressa Mencaglia.

Da “La vita è bella” una possibile chiave di lettura per vincere lo stress da cancro

Film “La vita è bella”

Non conosciamo le insospettate capacità di risposta che l’essere umano è in grado di evocare in situazioni-limite di forte stress come può essere l’improvvisa diagnosi di tumore, quando la minaccia alla propria integrità e all’identità psicofisica esercita un’insostenibile pressione interna ed esterna, somatica e psicologica.

Le reazioni che possono essere innescate condizionano inevitabilmente la probabilità stessa di guarire e sopravvivere. La risposta individuale, proprio perché inscindibile dalla unicità della persona umana, non segue un percorso lineare bensì complesso e, spesse volte, frammentato. Un esempio di come si può reagire in una situazione ambientale molto stressante è quello offerto dal film, vincitore del premio Oscar, di Roberto Benigni “La vita è bella”. Un giovane ebreo (Guido / Benigni), deportato in un campo di sterminio nazista assieme al figlioletto Giosuè di pochi anni, si inventa una storia impossibile per la quale i prigionieri del campo, assimilati ad allegri vacanzieri di un villaggio turistico, sarebbero coinvolti nel gioco di collezionare “punti” per poter vincere un “carro armato”. A beneficiare dell’invenzione è ovviamente sia il bambino che il padre, il quale, con abilità e sacrificio inusitati, riesce a convincere della veridicità della farsa. La commedia terrà incredibilmente fino alla fine: il caso vuole che, fuggiti i tedeschi e giunti gli alleati, il primo a presentarsi al ragazzino sia proprio un “carro armato” americano: il bambino ha vinto il primo premio e potrà così tornare a casa assieme alla madre, anche lei salvatasi dal terribile Olocausto.

Il senso profondo della trama, che si dipana in un crescendo di situazioni e di emozioni, indica come anche nelle situazioni più drammatiche e stressanti, quando la propria identità fisica e psicologica viene così duramente messa alla prova, si possa guardare alla vita e sorridere: la vita è bella. L’espediente escogitato dal padre è volto a trasformare in gioco una situazione tragica: ma il gioco non è fine a sé stesso, esso infatti tende a costruire quelle strategie comportamentali, e soprattutto mentali e psicologiche, che consentano al bambino – ma anche al padre e a coloro che li circondano – di sopportare e superare la prova senza danni irreparabili. Un valido contributo scientifico è venuto infatti proprio dagli studi condotti sui sopravvissuti dai campi di concentramento nazisti. Queste persone offrono interessanti resoconti che mostrano come la possibilità di sopravvivenza sia stata in gran parte legata alle strategie mentali messe in atto per fronteggiare il fortissimo stress.

Può sembrare che a sorreggere la storia del film sia un’idea certamente brillante ma solo di valore cinematografico. In realtà non è così. Infatti quell’intuizione è stata sottoposta ad attenta indagine scientifica e ne è emerso quanto sia essenziale programmare comportamenti e modalità emozionali specifiche per poter sopravvivere a situazioni molto stressanti.

Concentrando tutte le proprie energie  su ciò che, anche in quella situazione stressante, poteva essere un elemento positivo – una giornata di sole, un tramonto sereno, qualche ora di vero riposo, una carota o anche solo una patata trovata per caso – o, alternativamente, organizzando i propri pensieri finalizzandoli a un obiettivo superiore per il quale la sopravvivenza e la guarigione fosse necessaria, i deportati (e traslando, i malati di cancro colpiti da forte stress) riuscivano a superare vittoriosamente gli stenti, la fame, le malattie, l’alienazione e le torture. Forse è solo una coincidenza curiosa (ma esistono davvero le coincidenze?), sta di fatto che le strategie più efficaci sembra siano state quelle incentrate sulla reazione combattiva o sul rifiuto della situazione stressante, le stesse che, nello studio dell’oncologo  Spiegel, assicuravano alle donne affette da neoplasie metastatiche del seno, una più elevata sopravvivenza. “Queste strategie isolano essenzialmente l’individuo dallo stress circostante e portano a sviluppare percorsi di desensibilizzazione per i quali la persona afferma “Non sono qui” e “Questo non sta accadendo a me”. Queste scelte comportamentali basate sul rifiuto erano onnipresenti e spesso estremamente efficaci nel proteggere la persona dall’impatto con lo shock e con lo stress (Spiegel David, Science, 1989, 246: 448).

Un altro degli “ingredienti” indispensabili è la speranza che, oggi più di ieri, come la fede, costituisce una merce rara e preziosa. Il radicarsi di una falsa moderna mitologia del cancro-malattia inguaribile – esacerbata dalla cattiva informazione operata spesso dai mass-media – ha prodotto guasti incalcolabili. I pazienti sono disorientati e confusi, certi solo di trovarsi alle prese con una patologia che, prima ancora della vita, uccide la speranza stessa. Per questo (a dispetto delle straordinarie possibilità di prevenzione della malattia) è ancora così difficile realizzare efficaci programmi di diagnosi precoce. Il paziente, nel sospetto di essere portatore di una malattia neoplastica, tende molte volte a rinviare il momento della diagnosi, preferendo sapere il più tardi possibile. E se l’accertamento conferma i peggiori sospetti, si avvia rassegnato verso le cure prescritte dal sanitario: ben difficilmente partecipa a queste e non si rende quindi protagonista di un percorso attivo senza il quale è impensabile poter mobilitare quell’insieme di risorse che costituiscono l’essenza stessa del guaritore interno.

In questo contesto si può parlare ancora di speranza? Evidentemente sì, se, a dispetto di tutte le avversità e gli stress, molti pazienti non si rassegnano ma combattono, sopportano, stringono i denti e vanno avanti. Dietro tutto c’è la speranza di potercela fare perché la vita, come dice il nostro piccolo , è veramente bella!

 

Fonti:

https://www.humanitas.it/news/stress-tumori-ce-un-legame/

 www.prevenzionetumori.it/archivio/archivio_text.php?cat_id=1040  

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37200034/ 

Le immagini pubblicate nel sito sono tratte da Google Image e Pexels.com selezionando esclusivamente quelle per cui è indicato esplicitamente l'assenza di diritti o la solo richiesta di Credit. Per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun contrassegno del copyright) e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all'indirizzo info@novalbit.com perché vengano immediatamente rimossi.