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Una mastectomia meno invasiva ma sicura

Una mastectomia meno invasiva ma sicura

Una mastectomia meno invasiva che lascia intatta la superficie del seno è diventata un’opzione sicura per più pazienti, compresi quelli il cui tumore al seno si è diffuso ai linfonodi vicini o che presentano fattori di rischio per complicanze chirurgiche.

Per una donna, sottoporsi a mastectomia, oltre all’intervento in sè, ha importanti implicazioni psicologiche. Ci si sente minate nella propria femminilità e spesso condiziona la vita sociale e sessuale. Ecco perchè oggi, la ricostruzione del seno è considerata parte integrante della cura del cancro.

Mastectomia

La mastectomia consiste nell’asportazione di tutta la mammella. Si rende necessaria nei casi in cui il tumore è voluminoso oppure è piccolo, ma con estesa componente intraduttale, oppure è multicentrico e multifocale.

La mastectomia è seguita dalla chirurgia ricostruttiva. Nella maggior parte dei casi la ricostruzione è concomitante (o immediata), ossia avviene contestualmente alla mastectomia. In tali casi, terminata l’asportazione della mammella, il chirurgo plastico posiziona una protesi definitiva oppure  temporanea, il cosiddetto espansore. Una volta raggiunta una distensione adeguata, l’espansore viene sostituito con la protesi definitiva. Nei casi in cui l’impiego di protesi o espansori non è indicato, la ricostruzione viene fatta utilizzando tessuti muscolari e/o cutanei della paziente.

Mastectomia meno invasiva: successo per il 97%

Nella procedura, nota come “mastectomia risparmiatore del capezzolo”, i chirurghi rimuovono il tessuto mammario, lasciando la pelle, il capezzolo e l’areola e immediatamente ricostruiscono il seno.

I ricercatori della Mayo Clinic  hanno valutato i risultati della mastectomia risparmiando i capezzoli in 769 donne che hanno subito questa procedura tra il 2009 e il 2017. In tutto, l’intervento chirurgico è stato eseguito su 1.301 donne durante il periodo di studio.

Le complicanze entro 30 giorni dall’intervento sono diminuite dal 14,8% nel 2009 al 6,3% nel 2017, nonostante il fatto che la procedura fosse offerta a più donne, comprese quelle il cui tumore era localmente avanzato o che presentava complicanze chirurgiche come i fattori di rischio dati dall’obesità o un precedente intervento chirurgico 

A un anno dalla chirurgia, la ricostruzione è stata considerata un successo in circa il 97% dei casi.

Fonti:

newsnetwork.mayoclinic.org

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