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Immunoterapia e intestino: c’è un collegamento?

Immunoterapia e intestino: c’è un collegamento?

L’immunoterapia, un metodo per la cura dei tumori basato sull’impiego di sostanze che agiscono sul sistema immunitario, potrebbe avere come alleata la flora batterica intestinale.

Questo è ciò che è emerso da due recenti ricerche pubblicate sulla rivista scientifica Science effettuati da due gruppi di ricerca indipendenti, uno è infatti guidata da Laurence Zitvogel, del Gustave Roussy Cancer in Francia, l’altro da Jennifer Wargo, dell’Anderson Cancer Center di Houston.

Il primo studio: le persone trattate con antibiotici rispondono meno all’immunoterapia

Il primo studio, composto da un campione di 249 pazienti e condotto da Zitvogel, ha evidenziato che le persone trattate con antibiotici, per ragioni non collegate al tumore, presentano una ridotta risposta all’immunoterapia. A rischio sono soprattutto i farmaci in grado di bloccare le proteine PD-1 e PD-L1 , target dell’immunoterapia.

I risultati

Dai risultati è infatti emerso che coloro che avevano una disbiosi intestinale, cioè un’alterazione della flora intestinale a causa dell’assunzione degli antibiotici, hanno avuto una risposta peggiore all’immunoterapia.

Questo perché il microbioma intestinale alterato ha influenzato in modo negativo l’efficacia degli inibitori del checkpoint immunitario.

Il secondo studio: differenze sostanziali sul campione prelevato dalla feci

Per quanto riguarda invece il secondo studio, coordinato da Wargo, sono stati confrontati campioni di microbiota orale e fecale di 89 pazienti in terapia da almeno sei mesi con anti-PD1, suddivisi anche in questo studio tra rispondenti e non rispondenti alla immunoterapia.

La differenza quali-quantitativa a livello del microbiota tra i due gruppi è stata riconfermata per quanto riguarda quello fecale, mentre non è stata riscontrata alcuna differenza rilevante in quello dei campioni orali.

I risultati

I pazienti con una ricca biodiversità batterica nel tratto digestivo sono stati quelli con  vantaggi superiori dalla terapia.

Le conclusioni

Dai risultati di queste recenti studi si può affermare quindi come il microbioma intestinale influenzi la risposta a farmaci immuno-oncologici come anti-PD1/PDL1 in diversi tipi di cancro.

Nel futuro: si potrebbe costruire il microbioma perfetto nei pazienti con tumore?

Si dovranno fare ricerche sull’uomo per capire se effettivamente un trapianto di microbiota possa portare a benefici clinici rilevanti.

Conclude infatti Wargo: «Devono essere presi in considerazione molti fattori per sapere come cambiare nel modo migliore il microbioma. Quando si tratta di ottimizzare le terapie per il cancro i trattamenti dovranno essere fortemente personalizzati e basati sull’aspetto con cui già si presenta il microbioma  del paziente. Non sarà una questione facile».

Fonti:

http://science.sciencemag.org/content/early/2017/11/01/science.aan4236

http://science.sciencemag.org/content/early/2017/11/01/science.aan3706

 

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