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La storia di Rosaria: dalla diagnosi di tumore al seno alla scoperta della sua recidiva

Tumore al seno: identificata l’alterazione genetica che resiste alla terapia

Questa è la storia di Rosaria C., 57 anni, di Potenza, moglie e mamma di una ragazza ventitreenne, ammalatasi di tumore nel 2010.

Rosaria, come hai scoperto di avere un tumore?

Soffrivo d’insonnia, avevo profonde occhiaie e mi sentivo debole ma a preoccuparmi è stata la presenza di una pallina percepita al tatto, sul seno destro, con capezzolo rientrato dal quale fuoriuscivano goccioline di latte. Sono andata dal medico di base che mi ha prescritto ecografia e mammografia. La radiologa dell’ospedale di Potenza ha subito capito la gravità della mia situazione: si trattava di un carcinoma lobulare infiltrante al terzo stadio.

A giugno ho effettuato la biopsia al seno che ha confermato quanto le ho già detto. Sono stata operata ad ottobre. Mi è stato rimosso il tumore e ho subito lo svuotamento ascellare, per analizzare il linfonodo sentinella.

Mi hanno tolto due masse, una più piccola (C2) ed una più grande e aggressiva (C5).

Come è stato il post intervento?

Ho portato il PORT , sono rimasta 14 giorni in ospedale, mi hanno fatto una flebo di antidolorifico solo la prima notte, quella dell’intervento e, ovviamente, l’antibiotico. Tutte le settimane mi venivano cambiate le medicazioni, sino alla rimozione dei punti.

Quando ha davvero realizzato di essere una malata di tumore?

Dopo 20 giorni dall’intervento, quando mi sono recata dall’oncologo. Lì ho preso coscienza d’essere una paziente oncologica.

Ha effettuato chemioterapia e radioterapia?

Si, 8 cicli di chemioterapia, da inizio novembre 2010 a maggio, ogni 21 giorni; 28 sedute di radioterapia. Per 7 anni ho preso la pillola ormonale per tenere sotto controllo gli estrogeni, curandomi con Novaldex e Arimidex.

Quali sono stati gli effetti peggiori provocati da chemio e radio?

Sono stata malissimo con la terapia. E’ stato come andare all’inferno e ritornare. Una sensazione indescrivibile. E’ come se il mio corpo fosse stato avvelenato o come se stessi morendo. Durante il primo ciclo di chemio (per contrastare recidive) in una sola notte mi sono caduti tutti i capelli, vomitavo continuamente, al punto da non riuscire a deglutire neanche l’acqua. Ero sempre a letto, come se fossi in coma.

Durante il secondo ciclo ho avuto dolori atroci, tanto da dover prendere la Tachipirina ogni 4 ore, e mi sentivo un macigno sulle spalle.

Quanto ha inciso il tumore sul suo essere donna?

Mi ha trasformato completamente, dal colore viola-verdognolo della pelle, alle ciglia e sopracciglia che non mi sono più ricresciute, per non parlare della testa calva.

Dal punto di vista emotivo, come ha reagito?

Ho reagito bene, con la mia solarità, non parlando mai della mia malattia. Dicevo al tumore che se lui mi voleva uccidere, io non gliel’avrei data vinta. Sono uscita, mi sono sempre truccata.

Da chi si è sentita supportata? 

Da mio marito, da mia figlia che, all’epoca aveva solo 13 anni, e dalla mia famiglia d’origine. Non si sono mai spaventati nel vedermi senza capelli, anzi, mio marito, cui è morta la mamma per il mio stesso problema, mi ha invitato a togliere la parrucca. All’epoca si usavano i capelli rasati e lui sdrammatizzava per alleggerire la situazione.

Cosa è successo dopo?

Ogni anno faccio i controlli. Nel 2016 mi hanno trovato dei linfonodi piccolissimi che andavano monitorati. Nel 2019. La radiologa, dall’ecografia, ha notato l’ingrossamento di un linfonodo e ci siamo allarmati.

Il responso della biopsia non concedeva dubbi, si trattava di cellule maligne, nella parte destra del seno. Insomma, ecco la recidiva.

Dopo risonanza, tac, Pet… da ottobre 2019 sono in cura, prendendo 1 pillola di Semara e 3 pillole di Kisqali al giorno. Si tratta di un farmaco di nuova sperimentazione, biologico. Lo prendo per 3 settimane, lo sospendo per una. Ogni 15 giorni, il Day Hospital per emocromo, elettrocardiogramma e altri controlli di routine a 360 gradi.

Come sta reagendo dopo la scoperta della recidiva?

Reagisco bene, non ho, per fortuna, effetti collaterali come quelli dati dai farmaci per via endovenosa, riesco ad avere una qualità di vita migliore, lavoro.

E la situazione del Covid, Rosaria, come la vive?

Ho paura, sono una paziente a rischio, ovviamente.

Cosa vorresti dire a chi si trova in una situazione simile alla tua?

Di non abbattersi, di imparare a convivere con questa malattia che, nel mio caso, si è ripresentata dopo 10 anni. Ci vuole tanto coraggio, tanta forza di volontà e occorre togliersi gli sfizi, dedicandosi a ciò che fa star bene per alleggerire la situazione. Io, ad esempio, mi dedico agli animali, che sono la mia passione.

Rosaria, hai un motto?

Finché c’è vita, c’è speranza”. Occorre lottare, anche il tumore è una prova di vita. Vorrei ricordare che sulla Terra non siamo immortali. Nel mio caso, da credente, mi sono affidata a Dio e nella mia scala dei valori vengono, al primo posto, la famiglia e la salute.

Cosa vuole aggiungere?

Dico che il Servizio oncologico di Potenza è stato davvero esemplare, mi hanno seguita passo dopo passo e la mia oncologa è sempre reperibile. Vorrei solo dire una cosa: le malate oncologiche non possono passare in secondo piano ed è necessario operarle, non tralasciando la loro condizione in questa situazione delicata legata al Covid-19.

Giornalista

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