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Vaccino per sei tipi di cancro, ma meno della metà dei bambini li ottengono

Vaccino per sei tipi di cancro, ma meno della metà dei bambini li ottengono

«All’inizio delle nostre carriere, pochi di noi immaginavano che un vaccino avrebbe potuto, un giorno, prevenire il cancro» è quanto scrive Electra D. Paskett, professore e ricercatrice sul cancro, della Ohio State University College of Medicine, su “The Conversation”.

Come spiegato dalla scienziata, ora esiste un vaccino che riduce il rischio di sviluppare sei tipi di tumori associati al Papilloma Virus Umano (HPV – Human Papillomavirus), ma la loro adozione è stata lenta e sorprendentemente bassa.

Statistiche USA

Sebbene questi siano a disposizione da più di un decennio, dal 2014, negli USA, solo il 40% delle ragazze ha ricevuto le tre dosi del vaccino, mentre solo il 22 per cento dei ragazzi li avevano ricevuti tutti e tre. Delle percentuali molto inferiori rispetto a quelle delle immunizzazioni del vaccino Tdap (87 per cento) che previene tetano, difterite e pertosse. I tassi di somministrazione sono bassi in tutti le fasce di popolazione.

Il problema della disinformazione

Alcune delle ragioni, di questo basso tasso di somministrazione, includono la disinformazione sul vaccino e sul perché venga somministrato i bambini. Poiché il Papilloma virus umano viene trasmesso sessualmente in quasi tutti i casi, molti genitori sono convinti che i loro figli non ne abbiano bisogno fino a quando non saranno sessualmente attivi. Altri genitori credono che il vaccinare i figli, incoraggerà un comportamento sessuale precoce.
Oppure, tre dosi separate in altrettante visite mediche, diventa un peso per i genitori che lavorano e, naturalmente, non mancano quelli contrari alle vaccinazioni.

Cambio di marcia

Con l’approvazione di un regime a due dosi per i bambini sotto i 15 anni, c’è una opportunità di rivedere il dialogo tra operatori e genitori e rinvigorire gli sforzi per espandere il vaccino HPV. Se questa operazione riuscirà, si potranno salvare decine di migliaia di americani dal cancro, ogni anno.

Un virus comune con un rischio non comune

Oncologi e ricercatori considerano l’HPV come principale causa di molti tumori cervicali, anali, vaginali, vulvari, al pene, orofaringe, alla testa e al collo. Infatti, gli studi stanno ora rivelando come l’HPV danneggi i geni nelle nostre cellule e inneschi le mutazioni del cancro.

I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention), degli Stati Uniti, segnalano le infezioni e le tendenze del Papilloma Virus umano ed i numeri sono scoraggianti: 79 milioni di americani sono attualmente portatori di almeno un tipo di HPV e circa 14 milioni vengono infettati ogni anno.
La maggior parte delle infezioni sono benigne e nove su dieci si dissolvono entro due anni. Diversi ceppi sono stati collegati direttamente ai tumori, colpendo più di 30 mila americani ogni anno.

L’HPV viene universalmente trasmesso sessualmente ma il contagio può avvenire anche attraverso un bacio. Poiché il vaccino sia più efficace, l’immunità al virus deve svilupparsi molto prima dell’esposizione, per questo motivo è importante che i giovani ottengano il vaccino.

La pianificazione delle vaccinazioni dovrebbero essere completate in età precoce, ben prima di impegnarsi in comportamenti rischiosi. Studi clinici hanno dimostrato che, quando viene somministrato correttamente, il vaccino HPV fornisce una protezione del 100 per cento circa contro la precancerosi cervicale e verruche genitali e negli ultimi dieci anni si è registrata una riduzione del 64 per cento delle infezioni HPV delle infezioni-bersaglio del vaccino.

Il primo vaccino contro l’HPV, Gardasil, è stato lanciato nell’estate del 2006 con l’approvazione della Food and Drug Administrator (FDA) negli Stati Uniti.
Quasi immediatamente emersero ipotesi errate – con ancor più rilievo in quel tempo – sui vaccini, con un consistente dibattito politico che confuse l’età raccomandata per la vaccinazione HPV (fino a 9 anni) con quando i giovani sarebbero diventati sessualmente attivi (molto più tardi).

Nonostante queste sfide, la pubblicità che circonda il vaccino ha aiutato gli operatori di servizi sanitari a sensibilizzare e ad aumentare i tassi di vaccinazione.

La formulazione attuale , Gardasil 9, richiede tre dosi con distanza superiore a sei mesi per i giovani dai 15 ai 26 anni.
Tuttavia, il CDC ha recentemente indicato che il Gardasil 9 è ugualmente efficace in due dosi, per gli adolescente dai 9 ai 14 anni, con dosaggi separati di 12 mesi. Poiché i genitori considerano il vaccino contro l’HPV una opzione, l’approccio a due dosaggi, probabilmente, sarà più conveniente e più facile da fornire.

Due dosi per salvare molte vite

Recentemente, il National Cancer Institute (NCI), designato per i Centri per il Cancro, con 69 strutture leader nel mondo della ricerca e trattamento, distribuiti nel territorio USA – ha invitato gli americani a sostenere universalmente i vaccini e seguire i consigli delle “due dosi” del CDC quando opportuno.

La nuova spinta alle “due dosi” è fondamentale. Qualsiasi cancro è cattivo ma molti dei tumori causati da HPV sono particolarmente difficili. I tumori del capo e del collo deturpano e possono causare enormi problemi con la deglutizione e col parlare. A loro volta, questi problemi, possono rendere i pazienti incapaci di mangiare e influire drasticamente sulla volontà di una persona di socializzare.

Dopo più un decennio di utilizzo, è chiaro che i vaccini HPV sono sicuri ed efficaci. Gli operatori devono parlare con i genitori e con i pazienti sul vaccino, comprendere le preoccupazioni e rispondere con informazioni chiare e consigli forti.
Anche i genitori e i tutori devono parlare con i loro operatori di assistenza sanitaria, per saperne di più sul vaccino contro l’HPV e i suoi benefici.

Ci sono risorse per l’HPV sia per i pazienti che per i medici, come un foglio informativo CDC per i pazienti e una serie di mezzi per i medici, ma si avrà maggior impatto nelle conversazioni viso a viso.
Nella comunicazione di fiducia con i pazienti, gli operatori possono sottolineare la sicurezza universale del vaccino HPV – nella sperimentazione clinica e nell’uso globale diffuso – e spiegare perché la vaccinazione deve essere fatta ben prima che una persona sia sessualmente attiva. In definitiva, come con MMR o con l’influenza, si tratta di un virus, non di sesso.

Genitori e tutori dovrebbero far completare la serie di vaccini HPV, ai propri figli, prima dell’età di 13 anni, o completare una serie di vaccini di recupero, il prima possibile, nei bambini più grandi, tra cui le tre dosi in quelli con un’età superiore ai 15 anni.
Il momento ideale per un bambino per ricevere i vaccini infantili è all’età di 11-12 anni. Se le due dosi fossero sempre state fatte, il tasso di vaccinazione HPV sarebbe superiore al 90 per cento in tutto il territorio statunitense.

Giovani fino ad una età di 26 anni, che non sono stati vaccinati come i pre adolescenti o gli adolescenti, hanno bisogno di completare una serie di tre dosi di vaccini per proteggersi dall’HPV.

Paskett, in qualità di ricercatrice e come genitore (come scrive nel suo articolo), ha seguito attentamente l’arrivo dei vaccini HPV ed ha vaccinato i propri figli.

Nel corso del secolo scorso, i vaccini hanno aiutato a tenere molte malattie sotto controllo, sradicando anche il vaiolo. Il vaccino HPV può aiutare a sradicare diversi tumori in questo secolo ma solo se tutti agiranno.

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