Novità dalla ricerca

Ricerca italiana svela un meccanismo chiave per la formazione di metastasi nel melanoma

La scoperta di un gruppo di ricercatori italiani ha permesso di svelare uno dei meccanismi chiave per la formazione delle metastasi nel melanoma. Un team di scienziati dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi) e dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, con il sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, ha dimostrato che l’attivazione di una particolare proteina, l’enzima eme-ossigenasi, faciliterebbe il melanoma a produrre metastasi e a diffondersi così nel corpo. I risultati di questa ricerca, che sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Immunology, aprono nuovi scenari sia per una valutazione più precisa della prognosi della malattia sia per il possibile sviluppo di nuovi farmaci per il melanoma metastatico.

Il melanoma

Il melanoma è un tumore della pelle che insorge da una trasformazione maligna di alcuni nei.

I principali fattori di rischio per questo tumore sono rappresentati dal numero dei nei comuni o anormali, dalla presenza nella famiglia di casi di melanoma o di lesioni pre-cancerose, nell’eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette (solari e artificiali) specialmente in giovane età.

Il melanoma è uno dei principali tumori osservati nelle persone in età giovanile. Come spiegano le linee guida dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), il melanoma costituisce in termini di frequenza nella popolazione italiana al di sotto dei 50 anni di età il secondo tumore nei maschi e il terzo tumore nelle femmine. 

Nel nostro paese ogni anno sono oltre 12.300 i nuovi casi di melanoma. La probabilità di sviluppare nel corso della vita questa forma di cancro della pelle è dell’1,5% nei maschi e dell’1,2% nelle femmine. Il fatto è che l’incidenza di questa neoplasia è in crescita tanto nei maschi quanto nelle femmine, anche se esiste una notevole variabilità geografica con il Centro-Nord Italia che ha un numero di nuovi casi circa doppio rispetto al Sud. Nonostante l’aumento di incidenza, la mortalità è rimasta però stabile negli anni. Questo significa che i miglioramenti nel trattamento di questa neoplasia, come l’immunoterapia e le terapie target, hanno prodotto importanti benefici. Oggi in Italia la probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di melanoma è di circa l’85% negli uomini e l’89% nelle donne e sono oltre 160.000 le persone in vita con una diagnosi di melanoma.

Il fenomeno della formazione di metastasi

Una peculiarità del melanoma è quella di metastatizzare, cioè di diffondersi nel corpo. E’ dunque importante capire, sulla base delle caratteristiche del tumore, chi sia più a rischio di questo fenomeno per potere mettere in atto delle contromisure. 

La ricerca del team di specialisti italiani ha mostrato come il melanoma riesca a stimolare la produzione di alcune specifiche cellule del nostro sistema immunitario chiamate macrofagi e di fare produrre a queste cellule elevate quantità della proteina eme-ossigenasi indicata dalla sigla HMOX1. 

I macrofagi, che rappresentano la prima linea di difesa dell’immunità innata, hanno la capacità di spostarsi all’interno dell’organismo e vengono attirati dalle cellule tumorali. Raggiunto il tumore, questi macrofagi con alte quantità di HMOX1 determinano la produzione di ferro e di un gas, il monossido di carbonio. Questo fenomeno da una parte facilita la produzione di nuovi vasi sanguigni che nutrono il tumore, dall’altra blocca l’azione di altre cellule immunitarie, come i linfociti T, che non possono più uccidere le cellule maligne. 

Questo meccanismo è alla base della possibilità del melanoma di formare metastasi e diffondersi nell’organismo. «Nei pazienti con melanoma, il dosaggio nel sangue periferico della quantità di HMOX1 offre la possibilità di capire chi sia a maggior rischio di sviluppare delle metastasi», spiegano gli autori della ricerca. «Fino a oggi non avevamo a disposizione un biomarcatore che ci potesse indicare l’evoluzione della malattia. Oggi questo nuovo marker permette non solo di comprendere meglio il comportamento che avrà il tumore, ma anche di aprire la strada alla sintesi di nuovi farmaci capaci di inibire la HMOX1 e quindi riattivare le difese immunitarie antitumorali». 

Fonti:

Consonni, F.M., Bleve, A., Totaro, M.G. et al. Heme catabolism by tumor-associated macrophages controls metastasis formation. Nat Immunol 22, 595–606 (2021). 

AIOM. Linee Guida Melanoma 2020. https://www.aiom.it/linee-guida-aiom-2020-melanoma/

Giornalista professionista e medico, da oltre 30 anni impegnato nella divulgazione scientifica e nell'aggiornamento e formazione dei medici di medicina generale e specialisti

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