Un approfondimento dopo l’ultimo pronunciamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Un recente comunicato congiunto tra Iarc e Jecfa conferma le indiscrezioni uscite prima di quest’estate sulla stampa: “L’aspartame è stato classificato come possibilmente cancerogeno e inserito nel gruppo 2B”. Cosa significa? Dove si trova l’aspartame? Quali rischi realmente corriamo? E soprattutto, perché è ancora tranquillamente in vendita?
Il documento ufficiale: messaggio rassicurante
La Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha diffuso recentemente questa sua decisione a mezzo stampa in un comunicato congiunto con un altro ente che fa sempre parte dell’Organizzazione mondiale della sanità: il Jecfa. Il Jecfa è il Comitato congiunto di esperti di additivi alimentari dell’Oms e della Fao, la Food and Agriculture Organization. Tra i loro vari compiti, questi enti si occupano di valutare le prove della sicurezza del consumo degli additivi alimentari e di dare indicazioni rispetto ai livelli di consumo raccomandabili.
Nel comunicato congiunto si è dato un messaggio rassicurante sostenendo che un consumo di aspartame all’interno dei limiti della dose giornaliera accettabile (DGA) di 0-40 mg/kg di peso corporeo non comporta problemi per la salute.
In sostanza, però, quanto aspartame possiamo assumere quotidianamente senza avere effetti negativi sulla nostra condizione fisica? Se una lattina di bibita dietetica contiene generalmente sui 200 mg di aspartame, un adulto di 70 kg dovrebbe consumare più di 9-14 lattine al giorno per superare la dose giornaliera accettabile, supponendo che non vi siano altre assunzioni da diverse fonti alimentari. Trattandosi di dosi difficilmente raggiungibili, l’Oms non sta certo raccomandando ai produttori o alle autorità competenti di ritirare dal mercato gli alimenti contenenti aspartame ma, considerando alcune preoccupazioni identificate dagli ultimi studi scientifici, ne consiglia un consumo moderato.
Che cos’è l’aspartame e dove è presente?
L’aspartame è un edulcorante sintetico il cui potere dolcificante è circa 200 volte quello del saccarosio, ossia il comune zucchero da cucina. È in commercio dagli anni ‘80 ed è usato come ingrediente in molti prodotti alimentari, in particolar modo dell’industria dolciaria e di quella delle bevande dolci (in particolare quelle “light“) tra cui:
- bevande dietetiche senza zucchero
- gomme da masticare
- gelati
- yogurt
- cereali per la colazione
- pastiglie per la tosse
- vitamine masticabili
La presenza dell’aspartame in numerosi prodotti alimentari di tipo industriale sviluppa, oggigiorno, un business mondiale da 12 miliardi di euro. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti diffusa in occasione della valutazione che ha definito questo dolcificante come potenzialmente cancerogeno.
“Riconoscibile nelle etichette dei prodotti dalla sigla E951 – spiega Coldiretti – l’aspartame è usato come dolcificante artificiale nei prodotti dietetici anche se nel corso degli anni è stato al centro di numerosi dubbi che hanno messo in discussione la capacità di tali alimenti di far perdere peso alle persone obese, nonché di polemiche sui potenziali rischi legati al suo consumo esponendo utilizzatori meno attenti, spesso i più piccoli, a effetti cumulativi negativi”.
I rischi e i benefici dell’aspartame secondo gli esperti dell’OMS
“È diffusa l’idea che consumare dolcificanti al posto dei normali zuccheri naturali possa portare un beneficio, per esempio sul controllo dell’obesità, però non è così; a lungo termine non c’è un apporto benefico dettato dal consumo dei dolcificanti contenuti in questi alimenti”, ha dichiarato Francesco Branca direttore del Dipartimento della nutrizione e sicurezza alimentare dell’OMS.
“Restare nel limite della dose giornaliera massima consentita di assunzione di aspartame, che è di circa 40 mg per kg di peso corporeo, cioè di 2800 mg per un individuo di 70 kg, riduce notevolmente il rischio di cancro a livelli minimi ma non lo porta a zero”, ha commentato Branca. “I consumatori occasionali di prodotti che contengono dolcificanti hanno sicuramente un rischio molto basso anche se non nullo; quelli che si avvicinano a questo limite di sicurezza dei 2,8 g destano invece maggiore preoccupazione. Consumi piuttosto elevati di bevande contenenti aspartame possono essere rischiosi; considerando il contenuto, per esempio nelle bevande gassate, dove, a seconda del prodotto, una lattina può contenerne dai 200 ai 300 mg, è ritenuto pericoloso il consumo di oltre 9 lattine al giorno, circa 3 litri di liquidi. La maggior parte dei consumatori si mantiene abbastanza al di sotto del limite stabilito ma quello che ci sentiamo di rimarcare come OMS è di limitarne i consumi”, ha raccomandato Branca. “Il consiglio – ha spiegato invece la Coldiretti – è quello di preferire al suo posto zuccheri naturali, dal miele al saccarosio fino alla stevia, un dolcificante vegetale, mentre per i prodotti industriali sono preferibili quelli contenenti fruttosio, che è lo zucchero naturale della frutta”.
“Le valutazioni sull’aspartame hanno indicato che, sebbene la sicurezza non rappresenti una preoccupazione importante nelle dosi comunemente utilizzate, sono stati descritti effetti potenziali negativi che devono essere indagati con studi più approfonditi e di migliore qualità”, ha concluso il prof. Branca.
“Possibilmente cancerogeno”: cosa significa?
La IARC ha classificato l’aspartame come possibilmente cancerogeno sulla base di prove limitate per il cancro nell’uomo, in particolare per il carcinoma epatocellulare che è un tipo di tumore al fegato.
Il 15 luglio 2023 la Iarc ha quindi comunicato di aver classificato l’aspartame quale sostanza “possibilmente cancerogena in classe 2B”, dopo aver vagliato centinaia di articoli che spaziano da studi sull’uomo a indagini su animali e analisi in vitro. La classificazione va però interpretata correttamente, in quanto non fornisce un giudizio sulla sostanza in sé o sul rischio che corriamo ad assumerla, bensì sulla certezza delle prove a disposizione del fatto che la sostanza abbia un’azione che promuove o favorisce il cancro al fegato.
Ma cosa significano esattamente “cancerogeno di classe 2B” o “possibilmente cancerogeno”? Quando la Iarc inserisce una sostanza nel gruppo 2B dei “possibili cancerogeni” non sta assegnando un giudizio sul livello di rischio che corriamo se la assumiamo o se veniamo esposti ad essa. Sta invece affermando che sulla base dei dati sperimentali non può escludere che l’esposizione aumenti il rischio di sviluppare un tumore epatico. La classificazione della Iarc riguarda infatti la bontà e l’estensione (o la limitatezza) delle prove scientifiche a supporto di un legame causa-effetto tra sostanza e tumore.
In altre parole, la classificazione ci dice quanto possiamo fidarci delle prove disponibili e se è necessario continuare a fare chiarezza sulla correlazione aspartame – cancro al fegato mediante ulteriori studi scientifici.
Vediamo come intendere la classificazione:
- Al gruppo 3 appartengono le sostanze non classificabili come cancerogeni in quanto mancano prove adeguate;
- il gruppo 2B è il livello di certezza più basso a cui le sostanze sospette cancerogene possono essere assegnate. Vi rientrano gli agenti definiti “possibilmente cancerogeni”, come è il caso dell’aspartame, sulla base di prove limitate nell’uomo ma insufficienti nell’animale, cioè al di là dall’essere indagini conclusive;
- se le prove sono un po’ più solide, vengono classificare nel gruppo 2A (“probabilmente cancerogeni”) dove troviamo sostanze per cui le evidenze nell’uomo sono ancora limitate ma ci sono sufficienti prove di cancerogenicità nell’animale;
- infine nel gruppo 1, quello delle sostanze “certamente cancerogene”, troviamo sostanze o agenti per cui ci sono sufficienti prove di cancerogenicità nell’uomo o per cui il rapporto causale tra l’esposizione alla sostanza e lo sviluppo di tumori è chiaro (fumo, alcool, insaccati affumicati).
La classificazione è quindi una misura delle nostre conoscenze sul pericolo posto da una sostanza che sospettiamo sia cancerogena. Se le prove disponibili in letteratura non convincono del tutto, la Iarc segnala con la sua classificazione quanto è certa che la sostanza sia cancerogena. Nel caso dell’aspartame le prove nel loro insieme sono suggestive ma non definitive. Nuovi studi potrebbero quindi modificare nettamente questa classificazione nel prossimo futuro.
Dobbiamo preoccuparci?
Premesso che la classificazione non ci dice nulla di quale rischio corriamo se assumiamo l’aspartame, ma solo che non possiamo escludere che abbia un’attività cancerogena sul fegato, vediamo quali considerazioni ha emesso la Iarc nel documento di sintesi che accompagna il comunicato stampa.
La classificazione nel gruppo 2B delle sostanze possibilmente cancerogene avviene sulla base di prove limitate proveniente da studi sull’uomo, nello specifico da indagini che hanno rilevato un aumento di rischio di tumore del fegato (carcinoma epatocellulare). Con prove limitate si intende che i risultati di questi studi potrebbero essere inficiati da errori di metodo o da fattori confondenti che non possono essere esclusi, o che potrebbero essere anche frutto del caso.
Anche le prove provenienti da studi sull’animale o da studi in vitro atti a valutare i meccanismi per cui l’aspartame potrebbe causare il cancro sono considerate limitate: secondo gli esperti della Iarc, i pochi studi su topi e ratti, che indicano che l’aspartame possa causare il cancro, presentano elementi di preoccupazione che riguardano il metodo, l’interpretazione e il reporting dei dati; gli studi in vitro invece suggeriscono, nel loro insieme, come l’aspartame sia in grado di indurre alcune alterazioni cellulari che possono portare allo sviluppo di un tumore. Sulla base di questi dati la Iarc non può escludere che l’aspartame abbia una potenziale attività cancerogena, ma le prove che ha a disposizione non sono sufficientemente convincenti e sarebbe necessario portare avanti delle ulteriori indagini che chiariscano definitivamente se esiste o meno un’associazione causa-effetto.
Se è un “possibile cancerogeno”, perché è ancora nelle bevande?
Il Jecfa spiega che l’aspartame, costituito da due amminoacidi naturali ovvero l’acido aspartico e la fenilalanina alla cui estremità si unisce una molecola di metanolo, una volta ingerito non dà origine a sostanze pericolose, perché a livello intestinale viene completamente metabolizzato e non entra in circolo come tale. Le sostanze in cui viene scisso sono sostanze semplici, del tutto simili a quelle provenienti dal metabolismo di cibi comuni. Il fatto che venga metabolizzato completamente e non sia presente in circolo in quanto tale, esclude che possa esercitare un’azione patogena diretta sulle cellule dell’organismo.
Alla luce del fatto che dagli studi in vitro e in vivo non emergano prove convincenti di un’azione genotossica e cancerogena, e che non ci siano prove di un rischio per la mucosa orale esposta, il Jecfa ritiene non esserci ragioni sufficienti per cambiare le raccomandazioni tuttora in vigore, che individuano una dose giornaliera accettabile di 0-40 mg di aspartame per chilogrammo di peso corporeo, range in cui si rientra senza problemi con un consumo moderato di cibi e bevande contenenti tale dolcificante.
Le persone che consumano alimenti o bevande contenenti aspartame dovrebbero quindi modificare il loro comportamento?
Dipende dal motivo per cui si consumano dolcificanti non zuccherini. Sempre il prof Branca, citato in precedenza, ha sottolineato che l’OMS ha recentemente dichiarato che “il consumo a lungo termine di dolcificanti artificiali per la perdita di peso non è efficace. Se i consumatori si trovano di fronte alla decisione se assumere una bevanda con dolcificanti o una con zucchero, dovrebbe essere presa in considerazione una terza opzione, ovvero bere acqua e continuare a limitare del tutto il consumo di prodotti zuccherati. Questo è particolarmente importante per i bambini piccoli e i ragazzi, che stanno sviluppando preferenze di gusto per tutta la vita”.
Altri scienziati osservano che la semplice classificazione di qualcosa come cancerogeno non ha alcun significato. “La classificazione da sola è, al massimo, inutile e in molti casi, come in questo, anche pericolosa“, afferma Angelo Moretto, professore al Dipartimento di scienze cardiotoraciche e cardiovascolari e di salute pubblica dell’Università di Padova. “È la dose che conta. Quasi tutto può essere tossico se ne viene consumata una quantità eccessiva, anche l’acqua. Le decisioni della IARC sono notoriamente molto caute; infatti in passato, l’Agenzia ha dichiarato “possibile cancerogeno” qualsiasi cosa, dall’aloe vera all’acido caffeico presente nel tè e nel caffè, fino ai telefoni cellulari che usiamo tutti i giorni”, ha chiosato il prof. Moretto.
In conclusione: aspartame sì, ma con moderazione.
Fonti:
https://www.lescienze.it/news/2023/07/18/news/aspartame_possibile_cancerogeno_iarc-12828390/
https://www.altroconsumo.it/alimentazione/sicurezza-alimentare/speciali/aspartame-cancerogeno-iarc