Una combinazione del farmaco chemioterapico standard di cura noto come azacitidina, con nivolumab, è risultata associata a tassi di risposta e risultati di sopravvivenza incoraggianti nei pazienti con leucemia mieloide acuta recidivante o refrattaria (AML).
Ecco i risultati dello studio in fase 2 effettuato presso l’Università del Texas MD Anderson Cancer Center e pubblicato sul Cancer Discovery.
Combinazione efficace contro la leucemia mieloide acuta, i risultati
Lo studio ha seguito 70 pazienti con una media di due trattamenti precedenti per l’AML recidivante e ha riportato una risposta globale del 33% con il 22% dei pazienti in completa remissione.
La combinazione di farmaci è stata particolarmente efficace nei pazienti che non avevano precedentemente ricevuto agenti ipometilanti (HMA) come l’azacitidina o la decitabina, con un tasso di risposta globale del 52% in questi pazienti.
Identificare i biomarcatori
“I campioni di midollo osseo prelevati prima del trattamento indicavano una maggiore frequenza di cellule pre-terapia CD3 e CD8 previste per la risposta alla terapia”, ha affermato Naval Daver, professore associato di Leucemia. E continua:
“In particolare, CD3 sembra avere un’alta sensibilità e specificità per predire la risposta, indicando che potrebbe servire come biomarcatore affidabile per selezionare i pazienti per questa terapia di combinazione.”
Dettagli studio
“Questo studio è stato progettato per valutare se l’aggiunta di nivolumab all’azacitidina fosse sicura ed efficace” afferma Daver.
Il trattamento consisteva in azotestina somministrata per via endovenosa o per via sottocutanea e nivolumab somministrato sotto forma di infusione.
L’11% dei pazienti ha avuto effetti indesiderati gravi o potenzialmente letali, sebbene la maggior parte sia stata trattata con successo. La sopravvivenza globale in tutti i pazienti era di 6,3 mesi.
La sopravvivenza nei primi pazienti recidivanti è stata molto incoraggiante a 10,6 mesi, il doppio rispetto a quella osservata con l’azacitidina da sola in pazienti simili a MD Anderson.
Nel futuro
È stato avviato uno studio randomizzato di fase III con questa combinazione in prima linea. “Riteniamo che l’implementazione di biomarcatori clinici e immunitari per selezionare i pazienti possa produrre risultati ulteriormente migliori grazie a questi tipi di terapie nell’AML”, conclude Daver.
I trattamenti integrativi in oncologia validati dalle Università
Parlando di trattamenti integrativi, recentemente è stato presentato un Position Paper “Trattamenti integrativi in oncologia – i fattori di differenziazione cellulare come integrazione della chemioterapia” dove un importante comitato scientifico si è posto l’obiettivo di studiare e valutare le innovative ricerche nell’ambito della riprogrammazione epigenetica delle cellule tumorali con i fattori di differenziazione staminale così da evitare che vengano diffuse notizie scorrette o parziali ed aiutare i colleghi universitari e clinici ad inquadrare al meglio il tema di ricerca e le sue prospettive per il futuro. (Per approfondire » http://oncovita.it/assets/position-paper_trattamenti_integrativi_oncologia.pdf).
Fonti:
https://www.mdanderson.org/newsroom/2018/11/combination-chemotherapy-and-immunotherapy-effective-in-phase-2-leukemia-study.html
http://cancerdiscovery.aacrjournals.org/content/early/2018/11/07/2159-8290.CD-18-0774
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