Novità dalla ricerca

Cancro e Alzheimer: due malattie così diverse ma con qualcosa in comune

Cancro e Alzheimer: due malattie così diverse ma con qualcosa in comune

Nel 2015 si sono registrate nel mondo 46,8 milioni di persone affette dall’Alzheimer e, purtroppo, questa cifra è destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni, fino a raggiungere 74,7 milioni di persone nel 2030 e 131,5 milioni nel 2050.

Tali stime risultano più alte del 12-13% rispetto a quelle pubblicate nel World Alzheimer Report del 2009.

Il numero crescente di persone che soffrono di questa malattia è preoccupante anche  perché, ad oggi,  esistono solo quattro farmaci approvati che trattino i sintomi della malattia e  i diversi trattamenti sperimentali hanno fallito. La ricerca di nuovi trattamenti per l’ Alzheimer non è andata bene. L’ultimo nuovo farmaco approvato nel 2003, ha fallito una serie di prove all’inizio di 2017 gettando un’ombra sulla sua reale efficacia.

La scoperta

Inaspettatamente però una nuova speranza arriva dai ricercatori del  MD Anderson: le persone che hanno avuto il cancro hanno meno probabilità di sviluppare l’ Alzheimer, mentre le persone con Alzheimer hanno meno probabilità di avere il cancro.

L’età è il fattore di rischio più grande per entrambi. Ma per qualche motivo, alcune persone vanno in una direzione, altri vanno in un’altra“, ha dichiarato Jim Ray, responsabile della ricerca per il Consorzio di Neurodegenerazione di MD Anderson.

Negli ultimi dieci anni i ricercatori hanno osservato il legame tra lo sviluppo dell’Alzheimer e un minor rischio di cancro e viceversa. Uno dei modi in cui i ricercatori hanno trovato indizi del collegamento è nei pazienti affetti da tumore che presentavano disfunzioni cognitive correlate alla chemioterapia. Circa il 75% dei pazienti affetti da tumore ha un certo livello di compromissione cognitiva (perdita di memoria, problemi di attenzione, ecc.). La chemioterapia funziona uccidendo le cellule tumorali targettando le cellule in rapida divisione e, nella maggior parte dei casi, uccide alcune cellule sane lungo la strada, incluse le cellule nervose del cervello.

È qualcosa che i ricercatori hanno cominciato ad esaminare, per vedere se ci possa essere una terapia che impedisca il danno neurologico che avviene con la chemioterapia. Se riescono a capire cosa sta succedendo e come prevenire gli effetti collaterali neurologici per i pazienti affetti da tumore, lo stesso approccio potrebbe essere la  base per il trattamento dell’Alzheimer.

Nuovi approcci

A differenza di alcuni dei trattamenti promettenti che hanno fallito nel 2017, che si occupano della cosiddetta “ipotesi amiloide” (i trattamenti si riferiscono a depositi amiloidi beta nel cervello che si accumulano nelle persone con malattia di Alzheimer), si stanno sviluppando nuovi approcci che cercano di prevenire la morte delle cellule nervose invece di cercare di liberare il corpo dei depositi, rafforzando le cellule nervose che ci sono.

Le considerazioni

Quello che stiamo cercando è di rendere le cellule nervose più resistenti ai danni“, ha detto Ray. “Non s’interromperà il processo degenarativo, ma si potrebbe rendere  le cellule più resistenti e  più a lungo”.

 

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3120018/#R1

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15753432?dopt=Abstract

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