Il termine “riprogrammazione delle cellule tumorali” è usato per definire la trasformazione delle cellule tumorali in cellule normali completamente differenziate.
Le ipotesi che le cellule tumorali possano essere corrette da fattori di differenziazione staminale sono basate sull’evidenza che lo sviluppo del tumore è soppresso dal microambiente embrionale.
Sulla base di questo razionale sono stati utilizzati i fattori di differenziazione embrionali, presi in diverse fasi dello sviluppo sia dell’embrione di Zebrafish, sia da cellule staminali umane derivate dal cordone ombelicale.
Questi fattori di differenziazione inibiscono in vitro la crescita di differenti linee cellulari tumorali, prevalentemente dovuta dall’incremento delle proteine p53 e pRb nel ciclo di regolazione cellulare. Queste proteine infatti inducono alla morte, in termini scientifici apoptosi, le cellule malate.
Il trattamento con questi fattori incrementa l‘apoptosi e la differenziazione correlata alla caspasi 3.
Questo si realizza attraverso l’attivazione del percorso di apoptosi dipendente da p53 con la contemporanea normalizzazione della percentuale della E caderina e della beta-catenina.
Anche altri estratti di oociti di anfibi o di staminali umane prelevate dal cordone ombelicale possono riprogrammare e correggere le alterazioni di colture cellulari del tumore al polmone ed attenuarne la crescita.
Un prodotto preparato per il trattamento dell’uomo con fattori di differenziazione dello zebrafish a bassissime dosi, ha prodotto risultati favorevoli sui tumori al polmone e sull’epatocarcinoma.
Sono stati poi descritti da vari autori altri interventi di riprogrammazione su linee cellulari di tumori al polmone, alle ovaie, alla prostata.
Finalmente vengono discusse le attuali prospettive di queste nuove tecnologie che definiscono il cancro come: “la perdita di differenziazione delle cellule tumorali”.