Howard Wolinsky è un giornalista scientifico ma anche un paziente oncologico.
Quando gli hanno diagnosticato un cancro alla prostata a basso rischio e proposto la sorveglianza attiva, ossia un monitoraggio clinico del tumore che serve per evitare la resezione totale o parziale della prostata, ha deciso di raccontare la sua esperienza. Anche per un esperto può non essere facile orientarsi tra i pareri contrastanti dei medici.
Il suo più grosso incubo?
Le biopsie di controllo! Il suo primo urologo gliele faceva fare a cadenza annuale, però dopo qualche anno il medico ha deciso che non erano più necessarie perchè riteneva di conoscere bene la sua situazione ed era convinto che non vi fosse pericolo a meno di un grosso cambiamento negli esami di routine di controllo.
Ma cambiato urologo, il suo dottore attuale, invece era convinto che fosse necessaria una biopsia ogni due anni anche se non vi era variazione dei valori di PSA, glicoproteina utilizzata come marcatore tumorale, dell’ecografia o della Risonanza magnetica (RMN).
Howard avrebbe potuto rifiutare di sottoporsi all’ennesima odiata biopsia, ma quando si sceglie un medico bisogna avere fiducia in lui ed ha allora deciso di comportarsi da “bravo paziente” anche se con l’angoscia nel cuore.
Infatti ben più di un mese prima della biopsia veniva attanagliato dall’ansia sia perchè trova l’esame doloroso nonostante l’anestesia, sia perchè ha paura di infezioni post trattamento cosa che è successa a dei suoi conoscenti.
Howard spiega come in 10 anni sia cambiata radicalmente la cura del cancro alla prostata
Prima veniva fatta spessissimo una prostatectomia totale e, almeno negli USA, venivano messi in sorveglianza attiva solo il 6% dei pazienti mentre oggi si arriva al 50%.
Da qualche anno si è trovato un nuovo esame, l’indice di salute prostatica, PHI, che con solo un prelievo del sangue sembra essere più accurato del PSA nell’evidenziare tumori prostatici localizzati e nel rilevare la loro aggressività.
Se il valore di PHI rimane basso e costante si può evitare di eseguire la biopsia prostatica.
Nel paziente in sorveglianza attiva con l’avvento del PHI gli intervalli tra una biopsia e l’altra arrivano fino a 5 anni e a volte vengono addirittura eliminate a seconda delle condizioni del paziente.
Due anni fa il protagonista della nostra storia è riuscito a convincere il suo medico a fare controlli con il PHI.
Oggi Howard ci racconta felice che, essendo rimasti stabili i suoi valori nel tempo, è entrato nella categoria “paziente fortunato” e spera finalmente di non dover fare più biopsie.
Fonte:
https://www.medpagetoday.com/special-reports/apatientsjourney