Novità dalla ricerca

Cancro alla prostata: nuovi esami di diagnostica per il trattamento precoce

Cancro alla prostata: nuovi esami di diagnostica per il trattamento precoce

Dimostrato che le scansioni PET possono identificare quali pazienti con cancro alla prostata beneficerebbero della radioterapia di salvataggio in ritardo (SRT).

Ecco ciò che è emerso in uno studio pubblicato sul Journal of Nuclear Medicine ed effettuato dai ricercatori del St. Vincent’s Hospital, Sydney in Australia.

Il tumore alla prostata ed i numeri in Italia

Ogni anno sono 36.000 i nuovi casi di tumore alla prostata in Italia, di cui 6.000 pazienti vengono curati con la prostatectomia radicale ed altrettanti ricevono una radioterapia. Queste terapie sono di solito inizialmente molto efficaci. In più dell’80% dei casi si assiste ad una completa remissione della malattia, testimoniata dal fatto che il PSA (il marcatore che ha portato a fare la diagnosi) si abbassa a valori che sono prossimi allo zero. Tuttavia dopo un periodo di guarigione apparente, che può durare anche anni, nel 30-40% dei pazienti il PSA ritorna a crescere in modo progressivo e costante, dapprima molto lentamente, poi in modo sempre più rapido. 

Per questo il trattamento precoce può fare fare la differenza.

È stata quindi messa a punto una PET-TAC innovativa per il tumore alla prostata: essa utilizza la sostanza chiamata PSMA, in grado di riconoscere con estrema precisione anche piccole aree di tumore alla prostata.

Le considerazioni

La ricerca è nuova perché esamina l’impatto della PSMA PET / CT sulle risposte dei pazienti alle terapie, non solo sul fatto che la scansione PET porti a una gestione modificata“, spiega Louise Emmett. E aggiunge: “Nello studio, questi pazienti sono stati sottoposti a imaging con una scansione PET PSMA e sottoposti a trattamento in base ai risultati dei risultati della scansione, quindi lo studio ha seguito il modo in cui questi uomini sono stati trattati e se il trattamento è stato efficace”.

Lo studio ed i risultati

I risultati dello studio, con un campione di 146 uomini di cui 99 hanno ricevuto SRT, mostrano una risposta di trattamento globale dopo SRT del 72%.

Tra i pazienti con PSMA negativo, il 44% è stato sottoposto a SRT, mentre il 56% no.

Il gruppo PSMA negativo che ha ricevuto SRT ha avuto una risposta al trattamento dell’85%, mentre il 65% dei pazienti PSMA negativi che non hanno ricevuto SRT ha registrato aumenti dell’antigene prostatico specifico (PSA).

Dimostrazioni dello studio

Dai risultati è emerso che la PET PSMA può prevedere in modo indipendente la risposta al trattamento con SRT. Gli uomini con PSMA negativo o gravemente trattato hanno la risposta più alta al trattamento con SRT, mentre gli uomini con linfonodi cancerosi o malattia distante hanno una risposta scarsa. In particolare, un PET PSMA negativo predice una risposta elevata alla SRT.

Le conclusioni

Emmett sottolinea: “I risultati dello studio mostrano che la PET PSMA è più predittiva di una risposta al trattamento rispetto al livello di PSA, ai margini chirurgici o al coinvolgimento clinico della vescica“.

“Inoltre, gli uomini con una PSMA PET negativa sono stati i più propensi a rispondere alla radioterapia di salvataggio con una significativa risposta al trattamento, anche se gli uomini erano anche quelli con meno probabilità di ricevere un trattamento di radioterapia.

Coloro tra essi che non ha ricevuto un trattamento ha avuto un aumento significativo dei livelli di PSA, ed alcuni non erano più curabili”.

E conclude: “questo studio è fondamentale per fornire prove del cambiamento nella pratica”.

Nel futuro

Sono necessari ulteriori studi su gruppi di pazienti più grandi con tempi di controllo più lunghi dei pazienti affetti da cancro alla prostata.

Fonti:

http://www.snmmi.org/NewsPublications/NewsDetail.aspx?ItemNumber=25565

http://jnm.snmjournals.org/content/58/12/1972



 

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